FRANCESCO GURRIERI
Cronaca

Gianni Pettena Un ’anarchitetto’ radicale

Francesco

Gurrieri

Fu Germano Celant, nel 1971, a coniare il termine di “Architettura Radicale”, quella che vari gruppi della facoltà di Architettura di Firenze andavano proponendo: Archizoom, 9999, Superstudio, Ufo, Zziggurat e Pettena, appunto. Chi volesse oggi incontrare quest’ultimo, non ha che da andare in piazza Mino a Fiesole e impattare con un distinto signore settantenne, barba bianca rasa, assai curata e sigaro toscano. Ne parliamo perché, appena reduce da una presentazione al Pecci di Prato, è ora disponibile un bellissimo catalogo che ne ripercorre la vicenda artistica. Già, proprio artistica, perché questo è stato un architetto che più che costruire – fatta eccezione per la bella sede comunale di Canazei - ha dialogato serratamente e criticamente con l’atto del costruire, del “murare”. A partire dalla sua prima pubblicazione – “L’anarchitetto Portrait of the Artist as Young Architect” (1973) -, dove spiega come "laurearmi mi ha aiutato e mi ha fregato, mi aiuta con gli architetti e mi frega con gli artisti o mi aiuta con gli artisti e mi frega con gli architetti".

La verità è che dalla seconda metà degli anni Sessanta la ricerca di Pettena si caratterizza per una sua linea anarchica, antiautoritaria ma non violenta verso il potere, manifestandosi con installazioni, performance, fotografie; dichiarandosi "in sciopero per amore dell’architettura": così inizia la costruzione della sua officina ideologica. Questo omaggio del Kunst Meran Merano Arte, del Centro Pecci di Prato e del MAXXI di Roma, raccoglie i momenti diversi della biografia umana e artistica di Pettena, a partire dal suo primo soggiorno negli Usa, col suo dialogo con Robert Smithson e l’approccio a una possibile "archeologia del presente" mai più abbandonata. Al Centro Pecci, Pettena, con l’articolata installazione di una cortina di pietre, realizzata con più segmenti di diverso apparecchio murario, propone una fulminante sintesi della "storia dell’architettura" che, a parere di chi scrive, resta il suo capolavoro artistico.