EMANUELE BALDI
Cronaca

Georgofili, rubata targa della strage. "Così l’ho ritrovata e restituita"

Oltraggio al ricordo delle vittime. Giovane fiorentino nota la scritta commemorativa nella sua casa di Santa Croce data in affitto per le feste: "Chi l’ha strappata dovrebbe studiare quell’orribile storia"

La targa rubata e restituita

Firenze, 3 gennaio 2020 - Dario aveva 22 anni. Studiava architettura. Fabrizio ne aveva 39, sua moglie Angelamaria otto di meno. Caterina, la loro figlia più piccola, era nata appena cinquanta giorni prima. Nadia, la maggiore, 9 anni, la sera di quel 26 maggio del 1993 aveva scritto una poesia. Diceva così: "Il pomeriggio se ne va, il tramonto si avvicina. Un momento stupendo, il sole sta andando via, a letto. E’ già sera, tutto è finito". Un’ora dopo la mezzanotte un boato squarciò la tiepida aria maggiolina della città, le gambe di Firenze scricchiolarono tra vetri e polvere. Dario, Fabrizio, Angela, Nadia e Caterina volarono in cielo lasciandosi dietro una terra impastata di rabbia e impotenza, di macerie e sudore. C’è un olivo, oggi, in via dei Georgofili che ricorda la strage di mafia di ventisette anni fa. E fino all’altra sera c’era anche una targa, deposta nel 2004, che rammentava ai fiorentini e raccontava al mondo quanto cattiva possa essere la mafia. Qualcuno, che forse di quella storia nulla sa, in queste notti di festa l’ha sbarbata portandosela via come un trofeo. L’ha ritrovata buttata per terra accanto a un letto nell’appartamento di Borgo dei Greci che aveva dato per un breve periodo in locazione turistica un giovane fiorentino, Giovanni Gandolfo. E’ grazie a lui se adesso la memoria potrà tornare al suo posto. «In tanti anni di attività di eventi bizzarri me ne sono capitati tanti, ma di questo tipo mai. – racconta Gandolfo – Oggi (ieri ndr), dopo avere ritrovato la targa ho subito pensato di consegnarla ai carabinieri. Penso che sia tutto frutto di una bravata infelice fatta da ragazzi ignoranti e certo inconsapevoli del valore simbolico delle parole di quella targa. Fossi il padre di chi l’ha rubata darei un bello schiaffo al figlio, gli farei fare un corso di storia contemporanea e di educazione civica e poi scambiare due parole con i parenti delle vittime delle mafie". Perché, dice Gandolfo, è "fontamentale coltivare e mantenere accesa sempre la fiamma della cultura della legalità". Nessuno, in tanti anni, si era mai permesso di oltraggiare la memoria delle vittime dei Georgofili, di mancare di rispetto a una storia cucita nel cuore di un’intera città. Ma purtroppo, come si dice, c’è sempre una prima volta. Anche per le cose più brutte. Per fortuna questa triste faccenda ha ora un lieto fine e presto la targa tornerà al suo posto. Quella targa che è legata a doppio filo con l’olivo "generosa e vivace pianta, simbolo mitologico e sacro di grandi valori" piantata in quel luogo maledetto, "all’attenzione del passante" per "ricordare il barbaro atto dinamitardo ed evidenziare la contrapposta forza morale di chi è stato duramente colpito". "Tutto volle qui finito una bomba assassina" c’è scritto sulla lapide di marmo, accanto all’olivo, in memoria di Dario, Fabrizio, Angela, Nadia e Caterina che "vivono tutti nel ricordo dei fiorentini". © RIPRODUZIONE RISERVATA