Piccole case fatte di lamiera, legno e teli di plastica. Cumuli di spazzatura, rottami e carcasse di elettrodomestici che fanno da contorno. Si tratta del campo rom immerso nel verde di Coverciano, celato dietro a un cancello arrugginito e le mura perimetrali dell’ex caserma di via della Torre. Lo spazio confina con l’altra caserma militare, la Perotti, e fino al 1999 era uno dei più grandi depositi di carburante dell’esercito in Toscana. Poi dal 2006 è stata dismessa, diventando uno spazio (ciclicamente) occupato. Questa volta si tratta di poche famiglie, per un totale di circa venti individui, che hanno messo le radici proprio a qualche centinaio di metri dal centro tecnico che ospita la Nazionale italiana di calcio.
Ai giornalisti è vietato entrare: dall’inferriata – che li separa dalla strada – si affaccia un giovane di vent’anni, che in un italiano zoppicante ci intima "di lasciarli stare e di andare subito via da lì". All’interno del campo ci sono cumuli di cenere, immondizia varia e accampamenti di fortuna. Alcune donne si mostrano incuriosite, mentre i più giovani escono in gruppo con carrelli o con bici fornite di cestini capienti, dai quali spuntano antenne e tubi di plastica. "Abbiamo segnalato il loro ritorno circa quattro mesi fa – spiega Michele Pierguidi, presidente del Quartiere 2 di Firenze –. Erano stati fatti sgomberare più di un anno fa, ma non hanno mai lasciato il quartiere, appoggiandosi in tutte le aree più nascoste". La prefettura, al momento dello sgombero, aveva spiegato che l’area sarebbe stata restituita “al demanio per un intervento di rifunzionalizzazione e destinazione a pubblica utilità”. Ad oggi, però, la situazione è di nuovo piombata in uno stato di degrado e abbandono.
"Ci sono stati segnalati continui incendi di materiale pericoloso e maleodorante – continua Pierguidi –. Sono poche famiglie all’interno del campo, ma con l’estate, come di consueto, aumenteranno e con loro i problemi per i residenti". Gli abitanti del quartiere, ormai abituati alla loro presenza, lamentano dei furti di piccola entità e un via vai anomalo di macchine di fronte al cancello dell’ex caserma. La nazionalità degli occupanti è un mistero: pochi di loro parlano italiano e preferiscono non interagire con i “dirimpettai” di Coverciano. Mentre il loro ‘lavoro’ è ben noto a tutti: "Ci sono molti giovani che girano con dei carrelli pieni di tubi con del rame all’interno – aggiunge Pierguidi –. E questo spiega anche i fumi tossici che si alzano dal campo, in quanto bruciano il materiale che fa da copertura ai fili di rame, per poi rivenderli". I cittadini adesso pretendono risposte e nuovi provvedimenti in grado di mettere la parola fine all’annosa vicenda. "Siamo stanchi di questa situazione: i residenti vivono con un senso di insicurezza e insofferenza che non si meritano", conclude Pierguidi
Pietro Mecarozzi