Frontiera, firmacopie con Costa: "Vi racconto l’America di oggi"

Iniziativa di Fondazione Stensen Firenze: appuntamento il 17 aprile al Teatro Cartiere Carrara

Frontiera, firmacopie con Costa: "Vi racconto l’America di oggi"

Frontiera, firmacopie con Costa: "Vi racconto l’America di oggi"

"Il desiderio e la curiosità di conoscere ciò che accade intorno a noi mi ha portato fino negli Usa". Parole di Francesco Costa, scrittore e giornalista - vicedirettore de Il Post - ed esperto di politica e cultura americana che il 17 aprile (ore 20) al Teatro Cartiere Carrara (ex Tuscany Hall) presenterà il libro "Frontiera. Perché sarà un nuovo secolo americano" (Mondadori) nell’ambito dell’iniziativa di Fondazione Stensen Firenze, in collaborazione con la casa editrice Mondadori e la Libreria Alzaia di Firenze. Al termine della presentazione l’autore si fermerà per i firmacopie.

A meno di un anno dalle elezioni americane, il saggio di Costa propone una riflessione sulle molteplici sfaccettature di un Paese complesso, andando oltre le caricature mediatiche e cercando di comprendere ciò che veramente muove il popolo americano.

Costa, perché sarà un nuovo secolo americano?

"Gli Stati Uniti d’America stanno attraversando un momento affascinante e contraddittorio, poco compreso e per certi versi unico nella loro vicenda nazionale. Sono una potenza non perfetta che, però, continuerà a dare le ’carte’ del gioco, indipendentemente da chi sarà il prossimo presidente. Perché la forza americana in ambito economico, industriale e culturale dipende sempre meno dalla politica. E anche la Cina ne è ben consapevole tanto che ha rinunciato al sogno del tanto atteso sorpasso".

Come si vive oggi in America?

"Meglio che in altri momenti storici. Gli Stati Uniti hanno ampliato la forza lavoro come non era mai accaduto prima, stanno aumentando i diritti, hanno innescato una rinascita industriale, hanno approvato il più grande investimento di sempre contro il cambiamento climatico. Le disuguaglianze restano, anche se negli ultimi anni si sono ridotte. E al tempo stesso è un Paese pieno di problemi: armi, sanità e immigrazione".

Vorrebbe vivere in America?

"Mi occupo molto di Stati Uniti e se mi trasferissi sarebbe per lavoro. Ma io sono italiano ed europeo: le mie abitudini e i miei stili di vita sono diversi".

Come ha iniziato a occuparsi dell’America?

"Ho aperto un blog nel 2003 mentre studiavo scienze politiche all’Università di Catania, la mia città. Mi sono occupato di America fin da subito anche se era più una passione più che un lavoro: volevo capire bene la vita lì che di riflesso serve per capire anche la nostra vita. La storia di Obama mi ha sempre affascinato".

Con il suo lavoro avvicina un pubblico giovane e anche poco abituato alla lettura: come fa?

"Questo per me è un grande stimolo e al tempo stesso una grande responsabilità. Cerco di parlare con più linguaggi, di uscire dal giornalismo del giornale. Anche il podcast è un nuovo modo di raccontare che ho scoperto in America nel 2016. Anche ’Frontiera’ più che un libro è un insieme di frammenti di storie attaccati alle pagine".

Le piace la cultura americana?

"Diciamo che la cultura americana è sempre un passo avanti. Ma non sempre questo è positivo".

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