Fotovoltaico e cargo bike Ex Gkn, le idee degli operai

Sono i due progetti al momento più concreti elaborati dai dipendenti della fabbrica per dare anima e corpo al piano di reindustrializzazione

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di Barbara Berti

"Natale di mobilitazione? Ancora c’è qualche giorno, vedremo. Ma una cosa è certa: l’anno scorso in tanti sono venuti a fare passerella, quest’anno non si è sentito nessuno. E’ più difficile andare dagli operai senza stipendio". Così Dario Salvetti e Matteo Moretti della Rsu ex Gkn di Campi, oggi Qf, ricordano che "300 famiglie non hanno niente in mano, neppure i cedolini della busta paga. E questo non ha alcuna giustificazione". A un anno dall’arrivo del nuovo proprietario, Francesco Borgomeo, la fabbrica è sempre ferma. Ma non gli operai che con l’aiuto del ‘trust di cervelli’ solidale hanno elaborato una serie di progetti di riconversione ecologico-produttiva della fabbrica. "Non è vero che il presidio permanente fa scappare gli investitori, lo dimostra la serie di proposte che abbiamo elaborato", dice Francesca Gabbriellini che ha coordinato il comitato tecnico e scientifico solidale della ex Gkn. Tra i progetti, due sono in stato più avanzato: la produzione di pannelli fotovoltaici di nuova generazione e un focus specifico sulla produzione di cargobike, che non richiede brevetti specifici e coinvolgerebbe le competenze già esistenti tra i lavoratori e potrebbe rispondere alla domanda crescente di mobilità leggera, elettrica e non. Il progetto sul fotovoltaico riguarda la produzione di moduli che avrebbe tra i punti di forza la possibilità di coinvolgere in partenza almeno 130 operai e una sostenibilità economica legata a un settore in continua crescita, con prezzi di vendita analizzati nel piano industriale altamente competitivi rispetto a prodotti concorrenti.

Il progetto prevederebbe diverse fonti di finanziamento, tra cui forme di azionariato popolare, fino al product crowdfunding e alla partecipazione a bandi pubblici. "Si stima un investimento iniziale di 20milioni e un anno, dal momento in cui parte il progetto, per il primo modulo produttivo", sostiene la Rsu ricordando che il piano di rilancio è già stato presentato al comitato di proposta e verifica che si è svolto il 20 dicembre. "Ora è necessario che le istituzioni, a cominciare da Regione, Invitalia, Cassa Depositi e Prestiti e ministeri interessati, si attivino immediatamente perché queste opportunità di reindustrializzazione vengano messe a terra attraverso l’apertura di tavoli tecnici e professionali capaci di coinvolgere tutte i soggetti pubblici e privati necessari per la concretizzazione di questo piano. Perdere ulteriore tempo significa contribuire non solo al fallimento di questo piano di rilancio, ma impedire di poter accedere agli ammortizzatori sociali che sarebbero previsti", conclude la Rsu.

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