Firenze, truffata con un sms: via 13mila euro. Banca condannata a rimborsare la cliente

La signora aveva cliccato sul link arrivato per sms, ma senza fornire i suoi dati bancari. La motivazione del giudice: “La banca deve adoperarsi per attuare tutti i sistemi di sicurezza possibili perché le credenziali dei clienti non siano accessibili a terzi”

In aumento le frodi bancarie via sms

In aumento le frodi bancarie via sms

Firenze, 26 aprile 2023 – Truffe bancarie, un fenomeno sempre diffuso, esploso durante la pandemia, quando tramite sms ed eventuali successive telefonate tanti cittadini hanno fornito le proprie credenziali e i propri dati bancari a criminali che poi hanno svuotato conti rubando anche decine di migliaia di euro in un colpo solo. In questi casi, impossibile recuperare il maltolto, almeno non dalla banca, in quanto il cliente è stato incauto fornendo le password o i codici a terzi. Ma cosa accade se la truffa avviene senza che la vittima fornisca i propri dati? In questo caso la responsabilità è della banca e a stabilirlo è una recente sentenza del tribunale di Firenze.

Nel 2020, in piena pandemia, una signora di Firenze riceve per sms un messaggio: "Gentile cliente, per motivi di sicurezza, la invitiamo ad effettuare la verifica dei suoi dati anagrafici al seguente link https://hello-ign-sec.com". Lei clicca sul link, ma non fornisce dati, né credenziali bancarie. Passano tre giorni e dal suo conto parte un bonifico da oltre 13mila euro che immediatamente disconosce avvertendo il proprio istituto di credito. Si tratta di una truffa, che ha mietuto e continua a mietere tante vittime. Si rivolge alla banca per chiedere il rimborso dei 13.250 euro, ma l'istituto di credito non ne vuole sapere. Così la signora si rivolge al Codacons Toscana, che ricorre al tribunale. Il giudice dà ragione alla cliente e condanna la banca a restituire alla signora i soldi rubati da terzi.

«E' una sentenza importante – spiega la presidente di Codacons Toscana, Silvia Bartolini – perché di casi come questi ne capitano tanti e il tribunale ha ribadito un principio: la banca deve adoperarsi per attuare tutti i sistemi di sicurezza possibili e che, in caso di contestazione, deve provare che è stato davvero il cliente a fare quell'operazione». Nella sentenza del giudice Giovanna Colzi si legge infatti che sta all'istituto di credito fornire la prova “che l'operazione di pagamento è stata autenticata, correttamente registrata e contabilizzata e che non ha subito le conseguenze del malfunzionamento delle procedure necessarie per la sua esecuzione o di altri inconvenienti”.

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