Michele Brancale
Cronaca

Betori e l’omaggio alla memoria di don Milani

Nel suo incontro di saluto alla diocesi il cardinale ha ricordato il suo impegno per celebrare la vita e le opere del priore di Barbiana

Don Lorenzo Milani, priore di Barbiana

Firenze, 15 giugno 2024 – Aver fatto togliere in accordo con Papa Francesco la proibizione ecclesiastica formale alla diffusione di 'Esperienze pastorali', averne rivendicato la testimonianza davanti al Santo Padre nella liturgia da lui celebrata a Firenze per il quinto convegno nazionale della Chiesa italiana, nel novembre 2015, per non parlare della visita di Bergoglio a Barbiana nel 2017, a 50 anni dalla scomparsa del priore e il suo invito a imitare don Lorenzo. Il cardinale Giuseppe Betori ha fatto molto per la memoria di don Lorenzo Milani e offre le coordinate per dare un futuro vivo alla sua figura: “Senza 'Esperienze Pastorali' Barbiana diventa solo una scuola, mentre siamo davanti a una testimonianza di formazione umana e cristiana attraverso una scuola – spiega l'arcivescovo - Non ho conosciuto personalmente don Milani, ma ho letto il suo libro nel '66, quando ero seminarista. Io credo che possa essere per la Chiesa fiorentina e per il clero un modello nella capacità di leggere la realtà, sia dal punto di vista ecclesiale che sociale e civile. Dobbiamo metterci su questa strada: leggere la realtà come Milani ha fatto”.

Da don Milani “non dobbiamo copiare le soluzioni che ha dato a suo tempo, ma le analisi che lo hanno portato a fare scelte precise, in una fase di passaggio decisivo dalla civiltà contadina a quella industriale che investiva i suoi ragazzi e il suo popolo, mentre il mondo cercava ancora la sottomissione in classi”. Dunque imparare di volta in volta quali sono gli strumenti per leggere la realtà, “altrimenti si fa un'ideologia di don Milani, senza seguirlo”.

L'umanità è passata dall'aratro all'Intelligenza artificiale e tutto va indirizzato per custodire e promuovere una dimensione umana, difendendo il lavoro: “Tutto c'è dentro: la dignità della persona umana, la giustizia, il lavoro, la protezione” e qui il pensiero va a più piccoli, alla piccola Kataleya “dietro un muro invalicabile. Ci sono due bambine all'inizio e alla fine del mio episcopato a Firenze. La prima, Linda, mi accolse al Meyer. Non ce l'ha fatta, vinta da un tumore. E c'è Kataleya. La prima è un angelo. La seconda speriamo che torni sulla terra”.