
Il glicine piantato da Paolo e Lituana
Firenze, 6 settembre 2023 – Nessun atto vandalico al glicine della passerella Vittorio Vettori sul Mugnone nella zona del Ponte Rosso, ma un’operazione di salvataggio in extremis dopo un naturale deperimento, per tentare un suo riattecchimento. Ma soprattutto quella bella pianta che ombreggiava il ponticino pedonale porta con sé una storia romantica, e quei fiori profumati che si spero tornino presto a sbocciare nelle primavere a venire, non sono opera del Comune né della flora spontanea, bensì sono il frutto dell’amore di una coppia ben conosciuta in zona: il dottor Paolo Salimbeni, medico, e sua moglie Lituana Di Sabatino, artista.
“Diciassette anni fa, comprai insieme a mia moglie Lituana due piccole piante di glicine alla fiera del fiore del mese di aprile sotto quella che poi venne chiamata passerella Vittorio Vettori – racconta il medico –. Quando si pianta un albero non si può abbandonarlo a se stesso senza prendersene cura, così noi per diciassette anni ci siamo presi cura di questo glicine, annaffiandolo portandolo, concimandolo eccetera”.
“Per noi era il nostro progetto d'amore, un'intesa rivolta a noi, ma a beneficio di tutta la cittadinanza – prosegue l’innamorato –. All'inizio non è stato facile far capire che volevamo fare arrivare la pianta ai tubolari della passerella, spesso i passanti staccavano con cura quelle che loro pensavano fossero erbacce e a noi toccava ricominciare da capo la nostra opera”.
“Fino a che il glicine si è espanso nella magnificenza che tutti conosciamo – continua –. È stato un esempio, semplice ma efficace, di come anche le cose belle siano contagiose. Così il comune, spinto non so da chi, provvide a riempire le fioriere che cingevano le spallette della passerella, fino ad allora usate come pattumiera, con piante ornamentali esaltando ancora di più quell’angolo di Firenze che noi avevamo così ben organizzato”.
Tutto ciò che ha un inizio ha però anche una fine: “Quando si pensa a qualcuno o qualche cosa, uomo, animale, pianta o monumento, cui vogliamo bene gli si augura l'eternità. Non è così, nella mia professione la prima cosa che ho dovuto sapere accettare è la morte. Tutto finisce, è un concetto duro da accettare. Così accade che nella primavera di quest'anno il glicine si sia ammalato gravemente e malgrado le cure tempestive del giardiniere che ho inviato a mie spese la pianta è morta, inesorabilmente”.
Ma la natura dà mano alla scienza dell’uomo: “Dal basso sono nati dei polloni forti e arditi. Per farli arrampicare nuovamente sui tubolari, abbiamo dovuto rimuovere i rami secchi e vecchi della pianta morta lasciandone solamente il tronco principale per fare da guida al nuovo pollone”.
Così, se c’è una cosa che può essere eterna, è l’amore, e altrettanto la forza di volontà: “Io e mia moglie Lituana continueremo nel nostro progetto d'amore prendendoci cura del pollone riorganizzato e riorientato il 26 agosto, data del nostro anniversario di matrimonio”.