Olga Mugnaini
Cronaca

Firenze, gesto antisemita contro un docente. Carrai: “Rigurgito che torna sempre”

Il console onorario di Israele: “Talvolta in nome del pacifismo si finisca per esasperare gli animi, diffondere odio e violenza”

Marco Carrai, console onorario di Israele

Marco Carrai, console onorario di Israele

Firenze, 23 maggio 2024 – Una stella di David accompagnata dalla scritta “attenzione ebrei”. E’ l’ennesimo gesto antisemita comparso qualche giorno fa sulla porta di un professore della facoltà di giurisprudenza dell’ateneo fiorentino, che fa dire a Marco Carrai come “talvolta in nome del pacifismo si finisca per esasperare gli animi, diffondere odio e violenza”. Ma per il Console onorario di Israele per la Toscana, l’Emilia Romagna e la Lombardia, la vera follia è la richiesta d’arresto della Corte penale internazionale dell’Aia nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e del leader di Hamas a Gaza Yahya Sinwar, accusati entrambi per crimini di guerra e contro l’umanità.

Console Carrai, certamente un intervento pesante, ma forse dettato dall’urgenza di bloccare la guerra a Gaza?

"Ritengo questa richiesta una totale assurdità e, mi sia permesso, un abominio, mettere sullo stesso piano un’associazione terroristica come Hamas, come peraltro riconosciuta anche dall’Unione Europea; e un Paese dove vige la democrazia quale Israele, che ha subito un attacco terroristico il 7 ottobre scorso pari a quello dell’11 settembre e molto peggio di quello al Bataclan di Parigi, è una follia. Non possiamo mai confondere le vittime con il carnefice”.

Può servire riconoscere, che la reazione di Israele all’attacco dell’7 ottobre, per quanto legittima sia stata eccessiva?

"Se fossero stati utilizzati questi parametri tutte le volte che l’Occidente libero ha combattuto il terrorismo, allora tutti i presidenti del G7 sarebbero oggi sotto processo all’Aia. Temo quindi che ci sia come sempre, come insegna la storia del popolo ebraico e d’Israele, un profondo e radicato preconcetto, che può portare come vediamo anche in questi giorni a nuove e violente forme di antisemitismo. Quindi, se parliamo a livello assoluto, tutte le reazioni possono essere eccessive”.

Ad esempio?

"Era eccessivo sganciare due bombe atomiche a Nagasaki e Hiroshima a guerra praticamente finita? Era eccessivo bombardare con i B52 a tappeto l’Iraq quando la coalizione occidentale andò per liberare il Kwait invaso? E ancora, erano eccessivi gli interventi militati nel Medio Oriente dopo l’11 settembre. Infine, era eccessiva la guerra che ha scatenato la Francia contro la Libia all’indomani del Bataclan? Mi risponda lei”.

Ma secondo lei come se ne esce? Come si ferma la guerra?

"Se ne esce con un riconoscimento reciproco da parte di un legittimo ed eletto Stato Palestinese, rispetto al democratico ed eletto Stato Israeliano. E quando ci saranno le condizioni affinché i palestinesi possano uscire dal giogo nel quale Hamas li ha costretti. I credo che ciò possa avvenire anche grazie ai paesi arabi moderati quali Arabia Saudita, Giordania ed Egitto. Perché non dimentichiamo che il principale nemico dei palestinesi è Hamas stessa, che ha tolto loro il diritto della libertà”.

Resta il problema di territori da dividere fra due popoli e due Stati.

"Allora dico che se ne uscirà quando si smetterà di scrivere nei libri di scuola che la Palestina è lo Stato che va dal mare al Giordano, che significa cancellare dalla mappa del mondo lo Stato di Israele. Ecco, allora penso che saremo alla soluzione”.

Ma intanto ci sono già paesi altri paesi quali Spagna, Irlanda e Norvegia, che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina.

"Mi sembrano solo fughe in avanti, senza avere un quadro generale di una situazione complessa, che non attiene solo al rapporto palestinesi e israeliani, ma anche all’equilibrio di forze egemoniche in quel territorio”.

In particolare a chi si riferisce?

"Mi riferisco soprattutto all’Iran che utilizza Hamas ed Hezbollah per la sua guerra di terrore. E questi riconoscimenti singoli finiscono solo per inasprire la situazione”.

Non crede che il presidente Netanyahu sia un ostacolo a un tavolo di negoziati?

"Netanyahu è un presidente che è stato liberamente eletto e che in questo momento viene liberamente contestato. Non so se si possa dire lo stesso dei leader di Hamas”.

Ancora un episodio antisemita all’università di Firenze.

"Tutta questa attenzione nei confronti di Israele porta a un rigurgito che purtroppo storicamente torna sempre, ciclicamente, contro gli ebrei. Dire che sono episodi intollerabili è inutile, sono parole vuote. Quello che invece dobbiamo fare e impedire che in nome di una libertà di espressione si possa alimentare l’odio nei confronti del popolo ebraico. Non ci possono essere solidarietà nei confronti di studenti che chiedono boicottaggi, accusano Israele di ogni nefandezza e non spendano una parola di condanna contro i terroristi. Vede, in nome del pacifismo talvolta si agitano e si esasperano gli animi”.

Riesce a vedere uno spiraglio su qualche orizzonte?

"Sì, vedo il rinascimento dei Paesi Arabi moderati che hanno fatto quadrato quando Israele è stato attaccato dall’Iran. E nel riconoscimento reciproco ci può essere stabilità”.

Stabilità e pace. Che senso dare a queste due parole?

"Vede, all’inizio del mondo, almeno secondo la Bibbia, c’è un omicidio, anzi un fratricidio. Questo significa che la violenza è connaturata all’uomo. Chi immagina un mondo utopico senza più guerre, crede di potersi salvare da solo. Il popolo ebraico ci insegna invece, e il Cristianesimo ce lo conferma, che la pace totale è qualcosa che viene da Dio e in Dio troviamo”.

La risposta allora qual è, la preghiera?

"Esatto. La preghiera”.