Le difficoltà di un ragazzo trans: "Messo alla gogna, ma in tanti mi sono stati vicino"

Alla festa di "Luce!" c'è anche Francesco Cicconetti, in un panel a cui ha partecipato anche Pierluca Mariti, molto conosciuto sui social per come, in chiave comica, racconta il mondo

Firenze, 26 novembre 2022 - "Ho scritto un libro, si chiama 'Scheletro femmina'. Sono un ragazzo trans e faccio divulgazione sui social, divulgazione racchiusa in un romanzo molto autobiografico ma comunque romanzo".

Sono le parole di Francesco Cicconetti, un punto di riferimento per tante persone trans. Sul palco di "Luce!" parla della sua esperienza. A coordinare l'intervento, Arnaldo Liguori del Giorno. 

Francesco Cicconetti
Francesco Cicconetti

"In molti - afferma - mi dicono che quando morirò avrò lo scheletro da femmina e non sono un vero uomo. Ovviamente non mi importa come è il mio scheletro. Me ne importa così poco che lo uso come titolo del romanzo. Sono stato il primo ragazzo trans che si è raccontato sui social. In tanti mi hanno messo in un piedistallo solo perché non c'erano altri a cui riferirsi. E' bello ma anche triste".

Tante le difficoltà che trovano i ragazzi trans, difficoltà anche burocratiche. "Prima che mi rettificassero i documenti c'era un altro sguardo verso di me. Adesso con il documento con il nome al maschile è tutto molto più semplice. Prima dovevo spiegare molte cose ed era anche rischioso, perché in molti mi hanno messo alla gogna. Il percorso per l'arrivo dei documenti è lento, ma molte persone mi hanno sorpreso positivamente perché hanno mostrato empatia e questo è molto bello e scalda il cuore". 

Pierluca Mariti, conosciuto sui social come "Piuttosto che" è molto conosciuto e utilizza la comicità per raccontare. Forse non c'è strumento al mondo che incontra meno limiti. "La risata - dice - non ha limiti. Io non posso decidere cosa ti fa ridere e cosa ti fa piangere. Tra l'altro la saitra così come intesa provoca un'incomprensione. Per satira si intende la lettura del potere con una critica aspra di qualcuno con posizione di forza. Quello di cui dovremmo parlare è: quando andiamo a colpire una persona appartenente a una categoria ai margini, chiediamoci se stiamo ridendo con queste persone o di queste persone. Si sente spesso dire 'Non si può più dire niente'. Io propongo: va bene dire, ma proviamo ad ascoltare e poi proviamoci se vogliamo ancora ridere di certi stereotipi. Non c'è un limite da porre ma ognuno di noi può lavorare sul proprio". 

 

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