Fatima, le ali della libertà: "Il calcio è la mia vita"

È scappata dall’Afghanistan per evitare la condanna dei Talebani. Ora cerca una sistemazione lavorativa per inseguire i suoi sogni .

Fatima, le ali della libertà: "Il calcio è la mia vita"

Fatima, le ali della libertà: "Il calcio è la mia vita"

La sua colpa? Essere un’atleta, peraltro anche brava. Ed essere donna, che per il regime teocratico dei Talebani significa essere sottomessa, e senza diritti. Fatima Haidari è scappata dall’Afghanistan, il suo paese d’origine nel 2021 a 19 anni, con il ritorno al potere del fondamentalismo islamico. Rischiava la vita, lei che per tre volte è stata la miglior giocatrice del suo paese e che orgogliosamente ha indossato la maglia della nazionale. Adesso vive a Scandicci in un centro di accoglienza, parla italiano meglio di tanti italiani e sta provando a ricostruirsi una vita.

Fatima, quando è scappata dall’Afghanistan?

"Era il 2021, i talebani tornarono al potere. Successe in un attimo. All’improvviso tutto quello che avevamo costruito come donne è finito. Siamo tornati indietro di vent’anni. Noi eravamo le atlete, quelle più esposte e a rischio, siamo dovute scappare".

Lei è arrivata qui a Firenze, e non ha mai smesso di allenarsi.

"Il calcio è la mia passione, voglio ringraziare il Centro Storico Lebowski che mi permette di giocare (Fatima è attaccante, ndr) militiamo nel campionato di Eccellenza, siamo prime in classifica. Ma ero forte anche in patria, con la squadra della quale facevo parte a Herat, tanto che sono stata chiamata anche in nazionale e per tre volte ho meritato il titolo di miglior calciatrice dell’Afghanistan. Stavamo facendo breccia tra le persone, in una situazione già difficile in partenza. Poi tutto è franato".

Come si trova a Scandicci?

"Bene, sono qui in città grazie a un progetto della Caritas, della durata di due anni. Ma penso di restare. Trovare un lavoro, stabilizzarmi, realizzare il sogno che avevo a casa mia: studiare scienze motorie o fisioterapia, continuare coi miei allenamenti quattro volte a settimana, coltivare il sogno di giocare a calcio che per me è un pezzo di vita".

Nel frattempo parla un italiano perfetto.

"Mi hanno detto che se volevo integrarmi avrei dovuto imparare la lingua. L’ho fatto più rapidamente che potevo".

Che sogno ha per il suo Paese?

"La libertà. Ho lasciato la famiglia e gli amici. Loro sono ancora lì in mezzo alle difficoltà, da tre anni. La mia famiglia rischia anche perché mi ha dato il permesso di giocare a calcio, in un mondo in cui le donne non possono essere quello che vogliono". Fatima ha trovato il suo modo di sentirsi donna grazie al calcio. E quando scende in campo lo fa per se stessa, per la sua gente, per tutti gli afgani che hanno creduto in un mondo di diritti e di uguaglianza, e sono precipitati in un mondo oscurantista e violento. L’augurio è che a Scandicci possa trovare la tranquillità che merita.

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