Famoso per il ponte all’Indiano: "Il nostro rione vale molto di più"

La grande attrazione è il centro commerciale ma il cuore della città appare troppo lontano "Qui converge il traffico del Galluzzo e della superstrada. Il limite orario di 30 va tolto subito".

Famoso per il ponte all’Indiano: "Il nostro rione vale molto di più"

Famoso per il ponte all’Indiano: "Il nostro rione vale molto di più"

Un paradosso il rione di Ponte a Greve. Adagiato sul tratto finale di quel fiume che è la linfa del nobile Chianti conosciuto da tutto il mondo, borgo antico che si srotola lungo la spina dorsale della Pisana, direttrice verso il mare fin da epoca preetrusca nell’ultimo suo guado prima della città; per il fiorentino medio eppure è uno dei rioni meno conosciuti, se non forse per il centro commerciale e le code alla fine dell’Indiano, periferia vaga ai confini con Scandicci. Qui, nonostante l’esplosione urbanistica degli ultimi decenni, il caos della città è ancora lontano, si vive bene, anche se qualche problema si fa sentire e i pontigiani reclamano attenzione. Le elezioni sono vicine e Palazzo Vecchio lontano: cosa farebbero per loro stessi se potessero sedere per un giorno sullo scranno di sindaco? Prima di tutto quelle annose code: "Se fossi sindaco agirei sulla viabilità: a Ponte a Greve confluisce il traffico da indiano, Galluzzo, superstrada eccetera. In via del Ponte a Greve c’è coda fissa. Un tempo parlavano del raccordo Bagnese-Indiano", ricorda Paolo Puliti, che sta leggendo "La Nazione" al bar Torello. "La moda del 30 all’ora rallenta ed è pericolosa perché crea ingombro, io direi basta con le zone 30. Almeno a 40. Ho provato ad andare a 30, gli automobilisti dietro ti mangerebbero vivo", interviene Osvaldo Frullini. "La viabilità da quando c’è la nuova rotonda in via Baccio è peggio di prima, confluisce tutto il traffico in una corsia; allargherei la strada – dice Mauro Nocentini – E poi interverrei sul degrado sotto il ponte della Fi-Pi-Li: c’è di tutto, ci dormono senzatetto, si drogano ed è una discarica".

"La zona intorno all’Uci è inavvicinabile la sera, soprattutto per una donna. Spesso ci sono risse – testimonia Paola – Io stessa sono intervenuta con altri genitori per sedare un regolamento di conti due contro uno, lo hanno pesantemente ferito, continuavano nonostante davanti ci fosse cinema, sala giochi e ristoranti pieni. Abbiamo chiamato le forze dell’ordine e urlato finché non sono scappati". "C’è una fabbrica che ha il tetto in amianto: è l’unico problema che risolverei, per il resto è una zona bella", afferma invece Marzia Cancelli.

Poi ci sono i parchi, in primis il Campone, più volte al centro delle polemiche. Se l’arrivo della chiesa che ne mangerà una parte in virtù di una riqualificazione della restante pare ormai notizia accettata, anche qui i lavori di riassetto sono fermi: "Se fossi sindaco? Cercherei di sistemare questo giardino– dice Valerio Donnini – Dovevano fare i campi da calcetto, l’area fitness eccetera. Dovevano finire a ottobre e il cantiere è ancora lì: non è un bel vedere ed è pieno di talpe. Inoltre in via Granacci e via Puligo è tutto poggio e buche, le segnalazioni al quartiere sono a ora inascoltate".

"Finirei quel cantiere che ha aperto a marzo e non procede – concorda Maria nello stesso parco – Per il resto problemi abissali non ce ne sono, qui si sta bene. Qualcuno butta cartacce in terra e non raccoglie gli escrementi di cane ma è colpa delle persone, magari metterei dei vigilini anche nelle periferie". Al parco del Bindolo la domanda crea un vero e proprio consiglio comunale tra gli anziani, ci si accapiglia sul centro islamico vicino: "Io leverei quel tendone, è un degrado e lasciano sempre sporco e fanno confusione!". "Ma stai buono, non danno noia a nessuno, da qualche parte devono andare anche loro!". Una mozione però passa all’unanimità: "Questo parco è bello ma sottoutilizzato: ci si farebbe sagre a prezzi popolari dove fare scoprire ai giovani piatti poveri della tradizione prima che vadano persi: i roventini, il papero, le alborelle... I nostri nipoti nemmeno li conoscono! Per attirarli si potrebbe fare dei concerti rock, c’è il Bindolo stesso che si presta a essere un palco scenografico!".

Carlo Casini

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