Indagini, perquisizioni, anche la misura interdittiva per colui che, all’epoca, era un avvocato. Ma il tempo trascorso e le tesi difensive dei legali, hanno fatto dissolvere le accuse nei confronti due 48enni: Filippo Bresci, ex toga pratese, e un ex carrozziere di Calenzano, Alessandro Girotto. Erano entrambi imputati di una serie di presunti incidenti falsi o gonfiati, in un processo che, da un’indagine della procura di Firenze era finito, per competenza, presso il tribunale di Bologna. E’ qui, infatti, dopo un ping pong intorno al conflitto di competenza, che la Cassazione stabilì che si celebrasse il processo. A Bologna ha infatti sede la Unipol, la prima, in ordine cronologico, delle compagnia assicurative oggetto delle richieste di risarcimento. Il pm aveva chiesto la condanna di entrambi a un anno e dieci mesi. Poi ballavano diversi indennizzi.
Ma gli avvocati Antonio Olmi del foro di Firenze e Michele Nigro del foro di Prato hanno dimostrato che le accuse di falso ideologico mosse per i referti medici disconosciuti dagli stessi professionisti, essendo gli atti di un privato non potevano configurare il reato contestato.
Per le accuse di frode assicurativa, invece, è intervenuta la prescrizione.
Secondo le indagini della procura fiorentina, Bresci avrebbe curato la parte legale di una serie di sinistri che non sarebbero mai avvenuti oppure “gonfiati“ per ottenere rimborsi più cospicuii. Girotto, invece, che in passato era stato titolare di una carrozzeria, avrebbe curato gli aspetti pratici della creazione dell’incidente.
Nella prima fase dell’indagine, oltre a Bresci e Girotto era stati indagati anche i ’sinistrati’. Dai successivi approfondimenti, invece, emerse che molti di loro non erano a conoscenza che i loro referti erano stati alterati. Così, da 40 persone coinvolte, il procedimento si restrinse a due imputati.
Ad accorgersi che qualcosa non andava nei referti, fu un detective assoldato dalla Unipol Sai. Per Bresci, nel 2018, scattò anche la misura dell’interdizione dall’esercizio della professione. Parallelamente a questo, si è avviato un procedimento disciplinare che lo ha spinto ad abbandonare la professione. Oggi arriva però la sentenza penale che ristora, almeno un po’, il passato. Fra novanta giorni le motivazioni.
ste.bro.