
L’uomo era arrivato in ambulanza all’ospedale di Borgo (foto di repertorio)
Firenze, 26 aprile 2020 - «E’ inaccettabile che un uomo debba morire così, di notte, a pochi metri da un ospedale, arrivato in ambulanza e uscito troppo presto viste le sue condizioni. Se Rosario è andato all’ospedale di Borgo, se ha dovuto insistere per farsi trasportare e visitare, è perché stava molto male. Sentiva che stava morendo. E infatti è morto. Io e i nostri tre figli di 27, 23 e 20 anni, siamo perplesi. Vogliamo sapere cosa è accaduto e se poteva essere evitato. E’ un mistero. Ma non doveva essere dimesso, per nessun motivo". L’avvocato Vittorio Amedeo Francois presenterà al pm Gianni Tei un esposto-memoria comprensivo dei messaggi allarmanti e disperati di Rosario.
Giusy Buttafuoco, 59 anni, da Sciacca, è moglie separata di Rosario Roberto Conoscenti, il 63enne insegnante del Sassetti Peruzzi la cui odissea, iniziata giovedì pomeriggio agli Scopeti, in casa, con forti dolori al petto, problemi di respirazione e a un’anca (conseguenza di una caduta di giorni prima) è proseguita dalle 21,30-22, quando è entrato in ospedale (fino a che ora e come?) per concludersi in modo drammatico a notte fonda in un’area di servizio Agip vicina all’ospedale borghigiano. Tra le 5 e le 5,30 le telecamere del distributore hanno ripreso Conoscenti nei suoi ultimi minuti di vita. Si vede l’uomo in piedi, sembra cercare aiuto, un passaggio ("comunque non per tornare a casa, magari voleva farsi ricoverare a Firenze" dice Giusy), poi il docente a terra.
Laura Veronesi, titolare a Firenze di una erboristeria, è stata l’ultima compagna di Conoscenti. Erano rimasti in ottimi rapporti: è stata lei ad affittare la sua casa di Scopeti al prof. E’ stata anche l’ultima a sentirlo, molto preoccupato anche perché l’uomo conviveva con un problema circolatorio di non poco conto. Rosario Roberto e Laura si erano scambiati whatsapp e vocali, giovedì, fin dopo le 23. "Poi, il silenzio. Mi ha detto della sua prima richiesta di un’ambulanza, che gli avevano risposto di chiamare la guardia medica; che non l’aveva trovata e aveva richiamato per farsi portare in ospedale. Poi alle 21,30 ‘ora mi mandano un’ambulanza’, fino all’ultimo messaggio, un vocale, la voce sofferente, da paura. Mi ha detto che era disteso su un lettino. Gli ho detto ‘fai rumore’, fai vedere che devi essere visitato’. Nient’altro fino alle immagini strazianti del distributore. Perché Roberto era lì, da solo, a quell’ora?".
giovanni spano © RIPRODUZIONE RISERVATA