Due motivi danno conto di una simile realtà: il primo è garantirsi un seggio in consiglio regionale, il secondo è dimostrare il peso personale e della corrente di riferimento all’interno dei partiti (e questo riguarda anche le terze e quarte file), nonostante i capibastone si oppongano a qualsiasi discussione sul tema in nome di un’utopica unità. A guardarla dall’interno, la campagna elettorale è diventata un campo di battaglia con sgambetti e rivalità. Perché stavolta il nemico è - anche e soprattutto - in casa.
Certo, non siamo di fronte ai celebri duelli della Dc degli anni che furono tra Andreotti e Moro, né a scontri come quello tra Zaccagnini e Forlani o tanto per restare in tema di coalizioni tra De Mita e Craxi. Qui parliamo di battaglie ben più rusticane. Ha cominciato Pisa con la schleiniana Alessandra Nardini che ha sferrato un colpo basso all’assessora Sonia Luca: della serie ‘donne che odiano le donne’, altro che uomini. Ma è sufficiente guardare a un qualsiasi partito per scoprire i duellanti in corsa per l’ultima preferenza.
La lista del presidente Eugenio Giani è emblematicamente rappresentativa. In cima Stefania Saccardi, storica campionessa di preferenze e vicepresidente uscente, e Francesco Casini, ex sindaco di Bagno a Ripoli, che ha ottenuto un gran numero di voti alle ultime Comunali. Qui, tra gigantografie e volantini, si gioca il tutto per tutto. L’altra minaccia interna si chiama Stefano Grifoni, guru della sanità. Perché i conti si fanno con i collegi che scattano.
Anche tra i meloniani c’è stress, pur se FdI è sempre meno propensa a mettere i malumori interni in piazza: Jacopo Cellai, capolista e coordinatore di FdI, deve fare i conti con il fratello-serpente Alessandro Draghi, consigliere comunale. Pensare che Stefania Vivoli ha addirittura scelto di aggiungere il nome ‘Del Marcheschi’ per farsi riconoscere, se qualcuno nutrisse un dubbio di appartenenza. Al di là delle polemiche sul genere.
Le divisioni tra i leghisti sono all’ennesima potenza. Susanna Ceccardi e la ‘sua’ Elena Meini, candidata a Pisa, si confrontano con il generalissimo Roberto Vannacci, che ha dato le carte, rivoluzionato la lista, escludendo l’ex portiere viola Giovanni Galli e inserendo un ex verdiniano di ferro (Denis è pur sempre il ’suocero’ di Matteo Salvini) come Tommaso Villa, mentre il suo fedelissimo Massimiliano Simoni è assicurato nel listino.
Nonostante un sondaggio che colloca il Pd al 36%, le tensioni a sinistra si moltiplicano. La gara si gioca tra Andrea Vannucci e Cristina Giachi, entrambi targati Funaro-Nardella. Sebbene il listino li abbia protetti dalla minaccia di Jacopo Melio, non è ancora detta e in lizza c’è anche il capogruppo Luca Milani.
A Pistoia, la sfida è tra Bernard Dika e Riccardo Trallori (padrini politici schleiniani ma diversi), mentre la minaccia in rosa è catapultata nel listino.
E come se non bastasse proprio ieri le tensioni sono scoppiate anche in casa Cinque Stelle a favor di telecamera. La base riottosa all’accordo, infatti, non è assolutamente detto sostenga Irene Galletti. Ecco quindi che i candidati si devono guardare le spalle, più dentro che fuori.
Ma trasformarsi in ‘divi’ da social non aiuta certo il rapporto tra candidati e elettori. Anzi. E ai più attenti appare l’ennesimo fallimento delle idee, a favore dell’affermazione dell’ego. Non proprio un buon esempio della politica del fare.