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E’ morto Romanello Cantini Tutta la comunità lo piange

Se ne andato a 85 anni dopo una malattia nella sua casa di Castelfiorentino. Il sindaco Falorni: "Era un uomo di levatura eccezionale. Ci mancherà"

Leggeva e si documentava con la stessa energia e la stessa passione che lo avevano accompagnato per oltre mezzo secolo come insegnante, editorialista, politico, storico, scrittore. Castelfiorentino è ora orfana di una delle sue menti più fulgide. Il professor Romanello Cantini si è spento ieri, vinto da un male contro cui lottava da più di un anno. E’ morto nella propria abitazione, in via Duca d’Aosta, circondato dall’affetto della famiglia, la moglie Daniela, i figli Lapo, Duccio e Nicoletta. Aveva compiuto 85 anni lo scorso 16 gennaio. Nato a Varna, si avvicinò giovanissimo al mondo cattolico influenzato, nella sua formazione, da Italo Isolani suo zio e presidente di azione cattolica. Cantini si era laureato all’Università di Firenze. Redattore del settimanale "Politica", sotto la direzione di Nicola Pistelli ne divenne redattore capo. Un’esperienza durata fino al 1974. Poi la sua professionalità si consolidò al quotidiano "Il Giorno" per approdare ad "Avvenire", giornale della Cei. Nel 2012 uscì il suo libro "Fabbricanti di arcobaleni", edito da Jaca Book: un documento su coloro che hanno cercato di abolire la guerra. Numerose le partecipazioni a convegni, soprattutto di storia locale. Nel 2016 ha curato un saggio su Michelangelo Tilli alla Biblioteca Vallesiana, sempre lo stesso anno ha scritto un opuscolo sulla storia del monastero di Santa Maria della Marca. Tra i suoi interventi si ricordano quello del 2017 al convegno sul canonico Cioni, nel 2019 per la visita della bisnipote di Garibaldi alla villa di Petrazzi, nel 2018 all’intitolazione del parco a Silvano Piovanelli. Cantini è sempre stato esempio e garante di una classe politica locale e nazionale ispirata ai principi del cattolicesimo democratico e ha dedicato molti anni alla vita amministrativa di Castello. Anche il sindaco, Alessio Falorni, lo consultava spesso. "Parlare di Romanello non è semplice, perché – dice Falorni - si tratta di una persona di famiglia. Padrino di mia moglie, un’intelligenza viva come pochissime che ho avuto la fortuna di conoscere, consigliere personale tante volte, e sempre con una profondità che me lo faceva ammirare molto. Gli volevo davvero bene. Se ne va un uomo di levatura eccezionale". Alla presentazione del libro "Sei di Castelfiorentino se…" di Alessandro Verdiani, lesse un passo di Pavese che amava molto: "Un paese ci vuole. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti". Una citazione che racconta l’amore per la sua terra. Un amore ricambiato da una comunità intera, che oggi lo piange.

Irene Puccioni