LISA CIARDI
Cronaca

Dossier-Arno: la conta dei danni. L’alluvione ci costerebbe miliardi

Il report che simula gli effetti del disastro del ’66 sulla Firenze di oggi

Una piena dell'Arno

Firenze, 4 marzo 2017 - Acqua meno alta, ma comunque presente in vaste zone della città, strade di nuovo trasformate in fiumi e qualche fortunata ‘isola’ in più rispetto al 1966. È lo scenario dello studio dell’Autorità di Bacino distrettuale dell’Appennino settentrionale (ex Autorità di Bacino del fiume Arno) che ha calcolato cosa accadrebbe, oggi, nel caso di un evento identico a quello di 51 anni fa. E la ricerca stima anche i danni, quartiere per quartiere. Si scopre così che le perdite maggiori si registrerebbero nuovamente nel centro storico, dove si ipotizzano 2.758 milioni di euro di danni. Seconda in classifica la zona di Ponte alle Mosse, con 600 milioni di euro per la devastazione a case e attività produttive. A seguire: la zona di Masaccio-Gioberti con 587 milioni di euro, San Frediano con 494, Gavinana con 386, l’Isolotto con 310, l’area fra le Cascine e via Baracca con 300 milioni, Bellariva con 215, San Niccolò con 209 e l’Argingrosso con 130. Sotto il milione di euro di danni le aree di Campo di Marte e della Fortezza che verrebbero in gran parte salvate della furia del fiume. 

«In totale – spiega Marcello Brugioni, geologo, dirigente dell’Autorità di Bacino distrettuale dell’Appennino settentrionale – i nostri calcoli ci portano a stimare danni per 6 miliardi di euro per una piena ‘duecentennale’ ovvero simile al 1966. Ovviamente lo studio considera solo gli edifici e le attività economiche, visto che il valore del patrimonio storico e artistico di Firenze non è calcolabile».  Per dare un’unità di misura, nella ricerca è stato inserito qualche esempio: il restauro dei soli ‘Fondi antichi’ della Biblioteca Nazionale, pari a circa 24 chilometri di scaffalatura, è costato 137 milioni di euro. E non si tratta certo dell’opera più celebre danneggiata dall’Alluvione. Una parentesi a parte va poi aperta per i territori a valle di Firenze. Scandicci e Campi Bisenzio, che risulterebbero addirittura più colpiti del 1966, ospitano alcune delle aree più industrializzate della provincia. I danni non sono ancora stati stimati, ma sarebbero imponenti. Si sa invece, sempre grazie ai calcoli dell’Adb, che in caso di un nuovo 1966 (che inondò Firenze con 70 milioni di metri cubi di acqua), in città, sulla riva destra del fiume ne uscirebbero 25 milioni, un milione in Oltrarno e 4 all’Isolotto. Fra le Piagge e Campi se ne riverserebbero invece 25; 45 fra Ugnano, Scandicci e Lastra a Signa. Il territorio di Signa, da solo, sarebbe invaso da 70 milioni di metri cubi, la stessa quantità arrivata in tutta Firenze nel 1966.