CaroppoOra siamo al botta e risposta, alla polemica pura. Alle reazioni e ai commenti su chi ha più ragione. La speranza è che sceso il livello di tensione si possa trovare una quadra togliendo di mezzo eventuali strumentalizzazioni e interessi di parte. Certo è che sull’asse Toscana-governo sono più gli ostacoli che i dialoghi, tanti sono gli esempi di scontro. Questo clima è stato una volta di più confermato con la nuova lite istituzionale sulla legge regionale sul turismo (e in particolar modo per la regolamentazione del fenomeno esplosivo degli affitti brevi). Firenze e la Toscana non possono permettersi di rimanere nel limbo del libero mercato. Ci sono molti interessi in gioco, molte categorie economiche protagoniste, investitori grandi, medi e piccoli. E c’è un territorio, ed è questo il punto, che deve essere tutelato. Non più sfruttato e consumato. Perché è stremato, alle corde, incapace di reggere ad uno stravolgimento (il turismo sempre più di massa senza basse stagioni ormai).Non bisogna dimenticare però, adesso, perché siamo arrivati a tanto. E’ necessario e utile ricordare, non dimenticare. Quanto gli appelli a beneficiare del nostro petrolio (il turismo appunto) e a non farsi soffocare sono stati vanificati. In epoca pre Covid c’era già l’avvistaglia di uno tsunami, si parlava di regolamentazione di flussi turistici, di diversificazione dell’offerta nelle città d’arte, di necessità di contattare i grandi tour operator per evitare l’effetto stress delle città. Poi la lunga anestetizzazione degli anni della pandemia e poi porte aperte a tutti per tornare alla normalità prima possibile, muovere il pil, ritrovare ricchezza immediata. Passata questa fase è stata invasione. Pura e semplice con l’occupazione di posti letto. Non solo alberghi. Il mercato ha chiesto sempre di più e l’offerta si è diffusa orizzontalmente. Gli affitti brevi si sono moltiplicati all’ennesima potenza.Quando l’allarme è suonatoera troppo tardi.
CronacaDopo le tensioni va trovata una soluzione