Firenze, donne avvocato nelle scuole: “L’amore non deve essere possesso ma rispetto"

Il progetto dell’Associazione Donne Giuriste ha promosso tra i giovani la cultura della legalità, dell’affettività e della non violenza

Un momento dell'incontro in via Ricasoli

Un momento dell'incontro in via Ricasoli

Firenze, 18 aprile 2024 - Quest’anno per la prima volta l’Adgi (Associazione Donne giuriste sezione di Firenze) ha partecipato con un progetto educativo scelto dal Comune di Firenze nell’ambito de “Le Chiavi della Città”.

Sono state una decina le scuole di Firenze coinvolte nel progetto pensato per promuovere tra i giovani la cultura della legalità, dell’affettività, della non violenza, la lotta al bullismo e al cyberbullismo.

Coinvolti studenti delle scuole primarie e secondarie, sia inferiori che superiori. Per ringraziare tutte le socie che hanno contribuito al successo dell’iniziativa, e condividere con le altre l’esperienza vissuta “nella speranza che il prossimo anno possa essere ancora più entusiasmante”, al Fedora di via Ricasoli si è tenuta la riunione delle socie coinvolte nei progetti.

“Siamo donne giuriste – spiega l’avvocato Maria Tamma – e con questo progetto formativo abbiamo voluto affermare il tema della legalità e del rispetto. Ci premeva tanto, attraverso questo progetto, trasmettere ai ragazzi una diversa cultura dell’affettività, da un punto di vista del riconoscimento dei diritti. Questa formazione, che ha coinvolto diverse scuole di Firenze, è stata fatta nelle classi elementari, medie e superiori. È stato articolato in modo diverso, rapportato all’età degli alunni. Alle elementari abbiamo parlato di relazioni amicali piuttosto che relazioni sentimentali. L’obiettivo era quello di prevenire la violenza di genere, partendo dalla scuola, che ha un ruolo importante insieme a quello della famiglia. In ogni classe abbiamo fatto cinque incontri, e in ogni incontro abbiamo affrontato un tema. Il primo è stato dedicato all’importanza del rispetto delle regole. Abbiamo parlato di libertà, che ha un limite: non si può fare tutto quello che si vuole, ma bisogna sempre, in ogni azione, avere rispetto verso gli altri”.

Ci si è concentrati anche sulla piaga del bullismo: “Abbiamo parlato poi di tutti quei comportamenti che derivano dal mancato rispetto degli altri, di bullismo e cyberbullismo. Abbiamo spiegato nel concreto ai ragazzi quali possono essere le conseguenze quando si offende qualcuno in rete, e che a 14 anni si è già imputabili. Nella seconda giornata abbiamo parlato dei rapporti, che si basano sulla fiducia e sul consenso. Per cui, se non c’è consenso non si possono compiere certe azioni, come il famoso ‘dai un bacio a chi vuoi tu’. Abbiamo cercato, con concetti molti semplici, di trasmettere questo concetto, ribadendo che gli altri non vanno tormentati con centinaia di messaggi sui social”.

“Abbiamo poi parlato delle forme di controllo nelle relazioni – continua l’avvocato Tamma - e ci siamo accorti che i bambini fanno confusione tra gelosia (che non è sinonimo di maggiore amore verso l’altro) e invidia. Nella terza giornata abbiamo parlato della violenza, e lo abbiamo fatto interagendo coi ragazzi anche attraverso sketch teatrali. Sulla base di queste tematiche gli studenti hanno fatto disegni, fumetti e i ragazzi delle superiori sono stati protagonisti in prima persona anche delle rappresentazioni teatrali: hanno messo in scena dei processi simulati. Abbiamo affrontato anche il tema degli stereotipi di genere, sempre facendo esempi concreti: il maschietto che vuole fare danza, o che vuole mettersi la maglietta rosa. Abbiamo fatto presente che non esistono professioni, o sport, esclusivamente per uomini o per donne: anche le femminucce, se lo desiderano, possono e devono giocare a calcio, senza essere discriminate . Quando abbiamo affrontato il tema della pedofilia, tanti ragazzini ci hanno confessato di essere stati vittime di tentativi di adescamento online attraverso i giochi via internet. Riguardo al ‘revenge porn’ abbiamo insistito tantissimo sul fatto di non mandare foto sui social. È stata una formazione ad ampio spettro quella che abbiamo offerto, in modo totalmente gratuito ai ragazzi delle scuole. Li abbiamo visti molto coinvolti, talmente entusiasti che ci hanno chiesto di tornare e fare nuovi incontri. Devo dire che anche le insegnanti ci hanno ringraziato perché, ci hanno detto, è servito anche a loro. Abbiamo alla fine rilasciato un questionario, a cui i ragazzi hanno risposto positivamente. Molta attenzione in classe hanno avuto i messaggi che abbiamo letto di Giulia Cecchettin, in cui lei si confidava con le amiche che il suo ex ragazzo non voleva neppure che andasse a fare colazione o gli origami con loro. Abbiamo trasmesso anche dei video per richiamare l’attenzione sul problema della pedofilia. Altro aspetto che è venuto fuori è il ruolo dello spettatore: i ragazzi che assistono ad una scena di violenza e bullismo, cosa devono fare? Molti ci hanno risposto che intervengono senza far riferimento agli adulti. Quando un’amica confida che il suo fidanzato la controlla, cosa deve fare? Li abbiamo portati a riflettere sulle conseguenze nell’omissione di un intervento. Anche sulle offese online, abbiamo evidenziato che non basta cancellarle, perché rimane traccia sul web. Li abbiamo richiamati sulle conseguenze giuridiche delle loro azioni. L’importante per noi era far capire che l’amore non deve essere possesso e controllo, ma libertà e rispetto degli altri. La finalità del progetto era appunto la prevenzione della violenza sulle donne”.

Le scuole coinvolte nel progetto sono state: le primarie Boccaccio, Cadorna, Don Minzoni, Gaetano Pilati, Villani. Secondarie inferiori: Machiavelli e Papini. Secondarie superiori: Iti Meucci, Iiss Elsa Morante.

Hanno portato il progetto nelle scuole le avvocate: Barbara Aguglia, Marinella Baschiera, Silvia Ciampolini, Chiara Conti, Chiara Cosi, Maria Tamma, Beatrice Palchetti, Elena Morelli, Marinella Baschiera, Letizia Luciani, Laura Corsi, Simona Gallo, Fiammetta Pezzati, Letizia Luciani, Cristina Moschini, Roberta Rossi, Valentina Parlapiano. Daniela Marcello, presidente dell'associazione Donne giuriste italiane sezione di Firenze, ha spiegato che "facendo tante iniziative, anche molto giuridiche con gli addetti ai lavori su questi temi, emerge sempre che il problema è fondamentalmente culturale. È questo che ci ha spinto ad andare più che sulla formazione sull'informazione e sulla diffusione di una cultura tra i giovani e questo ci ha dato grandissima soddisfazione".  

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