GIOVANNI SPANO
Cronaca

La donna che vive alla fermata della tramvia. Maria, il suo mondo in poche buste

Firenze, la storia di una senzatetto. Da molto tempo la sua casa è sotto una pensilina

La donna che vive alla fermata della tramvia

Firenze, 31 gennaio 2020 - Una vita in panchina. "Da due anni" dice una signora. "Macché, saranno tre" assicura un edicolante della zona. "Anche tre anni e mezzo, da quando sono arrivata a lavorare in questo bar, io l'ho trovata qui..." ribadisce una dipendente della pasticceria Leon Blanc di piazza Paolo Uccello.

"Qui" è una delle due panchine della fermata 'P. Uccello' della tramvia, direzione Leopolda-Stazione: è diventata la casa di una donna africana - la chiamiamo Maria - che passa le giornate, e le notti, al 'riparo' della tettoia della pensilina.

Ogni tanto qualcuno le chiede se ha bisogno di qualcosa, accenna a portarle qualcosa, pure i carabinieri che pattugliano costantemente la linea a caccia di di pusher e di borseggiatori cercano di saperne di più. Lei guarda tutti con volto impenetrabile, ancora giocane, o giovanile, non 'rivela' neppure la sua esatta nazionalità (senegalese? nigeriana?), pronuncia qualche frase di non immediata comprensione, di non facile decifrazione.

E resta seduta 'in casa', sulla panchina, felpina, piumino senza maniche, copertina in pile sulle gambe, tutto 'ino', una sedia a dondolo come alternativa, altre coperte piegate, alcuni sacchi di bottiglie di plastica vuote, i pochi 'averi' piegati, impilati, accatastati dietro alla seduta, ricoperti da un lungo cellophane nero. Non è facile avvicinarla e parlarle.

"Mi hai scattato una foto? Brutta eh... Sono in Italia dal '92...". Sara' vero? E perché non si fa aiutare? "Aspetto i miei parenti, loro li hanno sistemati, devo vedere il mio uomo, i miei figli...". Perche' non va da loro, perche' non si fa ospitare? "Devono venire loro. Qui...." .

Frasi non di senso compiuto. Per saperne di più, chiediamo ad altri in zona, e ognuno racconta schegge di vita di Maria, una vita sotto le intemperie del freddo e l'afa spesso insopportabile delle estati fiorentine. "Ogni tanto la vediamo corricchiare un po', fa footing", dice uno e non c'è niente del sarcasmo fiorentino.

"La vediamo lavarsi i denti", assicura un altro. Una persona fa riferimento a una piscina, i bagni, " ci entrano ed escono tutti, senza problemi, ci sono stati anche diversi furti...". Che Maria provveda lì, in qualche modo? Viene da chiedersi, è inevitabile, se il decoro, la dignità di una persona ferita, aiuti e solidarietà, siano dovuti anche se questa persona li rimanda al mittente.

Non li vuole. Come, sembra, nel caso di Maria. "So che il Comune - spiega un residente - le ha offerto un alloggio, tempo addietro, ma pare che lei l'abbia rifiutato...". Con tutta la comprensione, anzi soprattutto con quella: è mai possibile che conti solo la (presunta) volontà di Maria di resistere, lì, una vita in panchina, in maniera neanche sappiamo quanto consapevole?