"Fermatevi, quello che state facendo non onora la memoria di Don Milani. Troppo semplice, ora, far passare mio padre, che purtroppo non c’è più, come una persona non corretta. Mi chiedo il motivo di queste recriminazioni inesistenti. Forse dietro ci sono appetiti economici?". Sandra Gesualdi, figlia di Michele, ex allievo del priore diBarbiana,che insieme alla madre Carla Carotti si è vista costretta a doversi difendere "da accuse infamanti" per far sì che l’immenso archivio di don Lorenzo – in loro possesso da oltre 50 anni – rimanesse nelle mani della sua famiglia, lancia un accorato appello agli attuali vertici della Fondazione presieduta per anni dal babbo. Il Tribunale di Monza, chiamato a dirimere la questione, nei giorni scorsi, ha dato ragione agli eredi Gesualdi definendo inamissibile il ricorso dell’ente per decorrenza dei termini. Ma anche perché quel materiale (come si evince dal testamento di Michele), secondo il giudice Maddalena Ciccone "non è mai entrato nella disponibilità" dell’associazione.
La Fondazione, continua Sandra Gesualdi, "ha ben pensato di innescare questa causa civile proprio nel centenario della nascita di don Milani oltretutto accusandoci, neanche troppo velatamente, di averglielo sottratto, rubato. Ci hanno costretto a difenderci da una storia infamante. Arrivare a una guerra fraticida, come quella a cui stiamo assistendo, non fa onore al messaggio del priore. E aggiungo: se il Tribunale si è espresso in soli 21 giorni significa che noi siamo nella ragione".
Ma la sentenza dei Monza, che oltretutto impone alla Fondazione il pagamento delle spese processuali, non chiude la vicenda, anzi. La Fondazione, infatti, ha deciso di fare ricorso: "Prendiamo atto della decisione del tribunale, ma abbiamo già pronto il ricorso per far valere le nostre legittime ragioni", afferma in una nota il presidente Agostino Burberi ribadendo che l’ente aveva chiesto la "reintegrazione del materiale archivistico attualmente in possesso agli eredi Gesualdi".
"Le sentenze si possono anche criticare, ma si accettano così come sono - sottolinea Burberi - È chiaro che ci saremmo aspettati un esito diverso. Siamo ottimisti perchè il giudice ha respinto la nostra richiesta con una motivazione tutta procedurale, legata al fatto che l’azione di spossessamento fosse in atto da più di un anno. Per avere ragione ci vorrà più tempo, ma restiamo fiduciosi. Questa vicenda non è ancora finita".
Antonio Passanese