Dentro il Movimento: "Astor? Grande errore. Quella situazione è sfuggita di mano"

Il colloquio con Simone Pasquini, nuovo leader dei senza casa "Estranei a chi s’approfitta della miseria, all’ex hotel abbiamo fallito".

Dentro il Movimento: "Astor? Grande errore. Quella situazione è sfuggita di mano"

Dentro il Movimento: "Astor? Grande errore. Quella situazione è sfuggita di mano"

FIRENZE

Dietro le quinte dell’occupazione dell’hotel Astor c’era anche Simone Pasquini. Un anno e mezzo fa era un pilastro del Movimento lotta per la casa, oggi il suo impegno per dare un tetto a chi non può permetterselo prosegue ma probabilmente non più dentro il gruppo fondato da Lorenzo Bargellini.

La storia dell’Astor è stata una frattura anche in seno al Movimento. Che ora potrebbe finire o fratturarsi, o cambiar vestito. Ma comunque andare avanti, con un’altra sigla, perché con il racket delle stanze e la scomparsa della piccola Kata, "il nome del Movimento è bruciato".

"L’Astor è stato un errore", ammette senza mezzi termini Pasquini sotto i cipressi di via dei Massoni, dove lui, un lavoro, una casa e un mutuo da pagare, spalleggia "per convinzione ideologica" una nuova esperienza di occupazione abusiva. La prima, dopo i fattacci di via Maragliano e l’estate delle camionette inviate direttamente dal Viminale per arginare il fronte dell’illegalità, alimentato dall’opinione pubblica indignata per la scomparsa della piccola peruviana.

"Quell’occupazione - aggiunge Pasquini - è stata l’apoteosi della disperazione che si trasforma in ricatto. Noi non abbiamo mai chiesto soldi a nessuno, ma dopo pochi mesi abbiamo perso il controllo e si sono innescate quelle compravendite di stanze. Era una struttura troppo grande, in piena città, con più ingressi, troppo difficile da controllare".

"In ogni occupazione abbiamo un nostro referente - aggiunge -. All’Astor c’era Lidia, che parteggiava un po’ troppo per i rumeni. Carlos? Lo conoscevo, sì. Era ciò che era Lidia, ma per i peruviani. Dopo un po’ di tempo non avevamo più voce in capitolo. Non sapevamo più chi c’era dentro, ho capito che avevamo fallito quando ho visto una persona parcheggiare una Bmw fuori, ed entrare dentro a dormire".

Ma nonostante il flop dell’Astor, il nuovo leader dei precari della casa non si dà per vinto, spinto dalla volontà di "non voltarsi dall’altra parte" di fronte all’emergenza abitativa che affligge la città.

"L’Astor non è tutto, le occupazioni e le persone che vi partecipano non sono tutte uguali. Anzi, la maggior parte è totalmente estranea a chi si approfitta della miseria e spesso rimane vittima".

ste.bro.

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