
Denis, diari in cella singola. Stupito da scandalo dossier
di Stefano Brogioni
FIRENZE
Scrive, Denis Verdini. Per passare il tempo dietro le sbarre si è procurato un quaderno e lì annota pensieri, memorie, stati d’animo. Dieci giorni sono passati dalla revoca della detenzione domiciliare per l’ex braccio destro di Berlusconi. In carcere, oltre alla visita del ministro, nonché compagno della figlia Francesca, Matteo Salvini, a trovare Verdini c’è stato, spesso, il suo avvocato storico, Marco Rocchi.
OItre che amico, Rocchi ha difeso Verdini in tutti i processi che ha dovuto affrontare. Ha provato in ogni modo a convincere il tribunale di sorveglianza che Verdini, noto per il suo carattere esuberante, ha capito l’errore commesso nell’“evadere“ oltre i permessi che gli erano stati concessi per le sedute dal dentista e gli incontri con il figlio Tommaso.
Non c’è riuscito. L’avvocato, ora, sta lavorando sul modo di alleviare la pena che l’ex senatore di Ala sta scontando a Sollicciano a 72 anni compiuti.
Purtroppo è un’impresa in salita. Il provvedimento di revoca della sorveglianza si porta dietro la zavorra della sospensione dei benefici. Per tre anni, Verdini non può ottenere premi o permessi. Diverso è il discorso della salute. L’unica strada che pare percorribile per uscire. Le sue condizioni sono state ritenute compatibili con il regime carcerario, ma l’ex senatore ha qualche acciacco. A maggio, ad esempio, ha in programma una visita presso un ospedale e in un futuro molto prossimo potrebbe rendersi necessario un intervento chirurgico.
Per il momento, Verdini si trova ancora nella sezione “transito“, in una cella singola. Ha modo di informarsi, perché è rimasto molto colpito dallo scandalo dossieraggi, in cui è rimbalzato anche il nome dei suoi due figli.
Verdini ha accumulato condanne per bancarotta per un totale di oltre quindici anni, e ha un residuo da scontare che si esaurisce nel lontano 2036.
Si costituì spontaneamente nel carcere di Rebibbia non appena la prima delle sue tre condanne divenne definitiva, nel novembre del 2020. Rimase dietro le sbarre per un paio di mesi. Ottenne la detenzione domiciliare quando nel penitenziario romano si sviluppò un focolaio covid. Prima un provvedimento provvisorio, poi confermato dai giudici della sorveglianza. Lo stesso tribunale che lo autorizzò a recarsi a Roma per le sue cure dal “suo“ dentista del Senato. Durante questi viaggi, Verdini si è trattenuto tre volte a cena al ristorante del figlio, il Pastation. Rimanendo invischiato in un’altra indagine. L’inizio dei suoi ultimi guai.