REDAZIONE FIRENZE

Danzando l’"Ingratitudine" I Motus e la provocazione di un sentimento atavico

Il coraggio di scoperchiare l’animo che appartiene da sempre all’umanità. Al Teatro Romano di Fiesole stasera la rappresentazione di una debolezza

Nella tela vischiosa, assorbente, della musica elettronica che combacia dal fondo, nell’oscurità, si agita qualcosa, un corpo dalle viscere della terra: appuntamento stasera dalle 21 all’Estate Fiesolana che ospita l’anteprima dello spettacolo "Ingratitudine", nuova produzione della compagnia di danza contemporanea Motus. Lo spettacolo, come si intuisce dal titolo, analizza un sentimento che appartiene da sempre all’umanità e che ha condizionato la storia antica come quella moderna. In scena danzatori come Martina Agricoli, Ilaria Fratantonio, Lukas Lizama Garrido, Roberta Morello, Gian Maria Picciau, Mattia Solano raccontano questa storia reinteprentandola. Un concept con la drammaturgia di Rosanna Cieri, coreografia Simona Cieri.

Secondo Goethe: "L’ingratitudine è una forma di debolezza" mentre per Cervantes "L’ingratitudine è figlia della superbia". Dunque Motus porta in scena un sentimento attualissimo, con tutte le ferite che apre, in un tempo nel quale tutti abbiamo fretta e facciamo fatica a ricordare, anche quando farlo sarebbe un nostro sacrosanto dovere. Chi si aspetta un grazie, selo dimenitchi; chi si aspetta un sentimento di generosità, spesso, pure. Specialmente adesso, dopo una crisi pandemica e con una guerra in Europa. Eppure i benefattori che generosamente hanno offerto supporto ed aiuto, finiscono per essere criticati ed odiati proprio da coloro che sono stati maggiormente beneficiati. Infatti il popolo, chiamato a scegliere, tra Gesù e Barabba, sceglie sempre, guarda caso, Barabba. Va ricordato che il Teatro Romano di Fiesole, è stato il primo teatro antico in Italia ad aver accolto la tragedia classica, e che dunque è anche il luogo migliore per portare in scena l’ingratitudine, questo male antico, genetico, da cui nessuno si può dichiarare immune. Per averlo subìto o consapevolmente attuato.

Titti Giuliani Foti