PRIMA ; UMBERTO CECCHI
Cronaca

Dante e Firenze Quel rapporto senza confini

Segue dalla Prima

Umberto

Cecchi

Conobbi il Pietrobono al Nazzareno di Roma, era ultranovantenne e io avevo 17 anni e dovevo fare un articolo su di lui per il giornale del collegio. "Dante e Firenze sono inscindibili - mi disse rispondendo alla mia domanda - vedi il poeta da all’Inferno l’ordinamento virgiliano: lo divide nei gironi secondo il mondo classico e lo fa disegnandolo in modo tale da fornirci una chiara rappresentazione che non gli impedisse di dare un libero sfogo alle sue passioni, ai suoi umori e ai suoi odii, ma fa sì di poter inquadrare una realtà complessa dal punto sia spirituale che fisico. Vedi, giovanotto, il soggetto della Commedia non è certo l’Altro Mondo, ma il nostro. E questo mondo è basato sull’esempio di una città: Firenze. Nel male e nel bene. È la città che nel mondo batte l’ale e nell’inferno il suo nome si spande. Firenze, l’ha scacciato e lui seguita ad amarla, della quale nella sua opera elenca strade palazzi e cinte murarie, nomi di eroi, geni e traditori. Politica. Firenze che ritorna nel grande affresco dell’inferno, che lui dipinge con versi furiosi, versi che hanno ispirato pittori e trasmesso loro un modo di dipingere: il Purgatorio è la previsione di un umanesimo che lotta per il trionfo dell’uomo. Il Paradiso è simile ai fondi oro". Più volte ho ripensato alla parte fisica della Commedia. Una storia complessa nella quale il poeta si specchia. Si ritrova di continuo, aggiunge ai versi arte, sangue odi e amori. Cose di casa insomma. Ho visto che Ravenna dedica a Dante una serie di bellissime iniziative. Ancora, spero per mia distrazione, non ho notato le fiorentine. È vero che la città ha sempre avuto memoria debole coi suoi figli, vero che c’è san Corona virus, e le elezioni, ma sottovalutare Dante sarebbe da Guinnes dei primati.