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Dalla materia all’anima I capolavori di Savelli nei chiostri di San Lorenzo

Al via la mostra dedicata all’artista pistoiese e alla sua carriera quarantennale. Dice Givone: "Tutto nella sua opera è tensione verso l’alto, azione sacrificale".

Un’operazione quasi come di scavo, un ‘grattare’ armonico nella materia fino al raggiungimento del "punto di trasparenza", nelle parole di Sergio Givone, "in modo che la luce possa irradiare nel cuore della pietra". La ‘lavagna’ dello scultore Enrico Savelli è il marmo, che leviga fino a farlo diventare oggetto interiore - quasi parlante, certamente emozionale - ed è proprio questa attitudine che si riscontra una volta di più in "Lux fuit", esposizione personale dell’artista nella Basilica di San Lorenzo, i cui due chiostri da ieri (e fino al 31 luglio) ospitano 18 sue opere, più un’altra monumentale a occupare il sagrato esterno, intesa quale invito a entrare, sintesi di un percorso che tende alla rivelazione, alla luce.

"Non saprei indicare nessun altro scultore contemporaneo che, come Enrico Savelli, abbia saputo riconoscere e fare propria nel mondo ampiamente secolarizzato in cui viviamo la vocazione religiosa dell’arte – è l’introduzione alla mostra di Sergio Givone -. L’arte è per Savelli un atto eminentemente spirituale, volto com’è a liberare la materia dal buio in cui è immersa e a sprigionare da essa la luce che vi è imprigionata. Tutto nell’opera di Savelli è tensione verso l’alto, azione sacrificale. La pietra, di per sé inerte, è come ridestata alla trascendenza ed è fatta simbolo di redenzione". Nato a Pistoia nel 1955, Savelli ha ereditato dall’ambiente familiare di tradizione artigiana una manualità innata, iniziando già da bambino a modellare l’argilla. La sua produzione oggi quarantennale. "Il modo artistico proprio dell’opera di Savelli – ebbe a dire di lui il cardinale Betori - si caratterizza per una profonda spiritualità, che trova forma nella ricerca di giungere sino alla trama del marmo, fino a portarne alla luce l’anima".