PAOLO PELLEGRINI
Cronaca

Cucina d’autore e trattorie, è l’ora del gossip

Tra ristoranti che perdono stelle e altri che salgono alla ribalta, uno sguardo al mondo del gusto in città e in una provincia piena di sorprese

di Paolo Pellegrini

Stelle che brillano, stelle che cadono. Forchette senza grandi novità. Ristoranti che riaprono, in grande spolvero, e altri che forse riapriranno, e altri ancora che si spostano, si ripiazzano, si rilanciano con proposte nuove. Chi ha fatto il bis con nuovi locali ad affiancare quello che già c’era, e chi il bis lo pensa, clamoroso. Trattorie che fanno un salto di ribalta, altre che si confermano. Cuochi che vanno, cuochi che arrivano. Sempre più ricco di grandi firme il mondo della pizza. E infine, tra la città e il contado, giovani di sicuro avvenire, da tenere d’occhio.

E’ un caos (apparentemente) calmo, il mondo della ristorazione fiorentina. C’è movimento, c’è gossip, e intanto arrivano le guide a emettere sentenza. Prima tra tutte, la temutissima Rossa Michelin. Che conferma le tre stelle inossidabili all’Enoteca PInchiorri in una sorta di olimpo dorato della tavola, ma anche le due al Santa Elisabetta dell’Hotel Brunelleschi (che nel frattempo cresce anche con il suo bistrot, l’Osteria Pagliazza). Dimagrisce invece la pattuglia dei monostellati. Marco Stabile, chef e ora solitario patron del suo Ora d’Aria in via dei Georgofili, forse un po’ se l’aspettava, di perdere il suo macaron.

I monostellati tra città e provincia, calano a sette: mantengono la stella nonostante il cambio del cuoco anche Il Palagio al Four Seasons (Paolo Lavezzini al posto di Vito Mollica) e l’Osteria di Passignano (è arrivato Matteo Lorenzini, mentre Nicola Damiani assume altri compiti nel gruppo delle tavole targate Antinori). Intanto la Michelin promuove tra i “bib gourmand”, locali dove si sta bene con 35 euro, l’Ortone della famiglia Tacconi in piazza Ghiberti. Ora in tutto in città sono otto. Più o meno con gli stessi tempi piomba sulla scena anche il Gambero Rosso con le sue forchette e i suoi punteggi. Ne ha tre solo l’Enoteca Pinchiorri con 92 punti, mentre sono in 12 in città e 5 in provincia vedersene assegnate due con punteggi tra 80 e 84. Solo Burde trova un posto fra i “tre gamberi”, il massimo per le osterie e trattorie. Uhm, uhm. Non si brilla gran che, pare. E scattano come al solito le domande: cucina troppo consueta da un lato, troppo ricercata da un altro? Prezzi troppo alti, viste le code per aggiudicarsi una schiacciata in un locale del Borg’unto cittadino? Mancanza di turismo d’élite che in fondo tiene vivo un certo tipo di ristorazione, già oberato da costi di gestione soffocanti? Però, a dire il vero, del movimento c’è. Vedi il caso Cibreo: Fabio Picchi si tiene il commercio (Cibìo e il mercato di Sant’Ambrogio) e passa al figlio Giulio, con il supporto di un socio finanziatore, il Cibreo, il Cibreino e il Caffè. Anche Simone Cipriani, chef lanciatissimo pure in tv, raddoppia, anzi triplica il suo Essenziale con le due proposte, Empireo e Ground, al Plaza Lucchesi. Ma l’operazione più spettacolare è quella di Massimo Manfredi & family con La Menagère. Che avrà sì mancato il colpo della Bottega del Buon Caffè, ma intanto riapre con un locale sfavillante di luci, di spazi, di idee, di proposte, sempre nei luoghi che furono fino a decenni fa la casa di un negozio chic di casalinghi. E i casalinghi e i tovagliati restano in una vetrina, ma c’è un bar e ci sono sale “da cazzeggio”, perché alla Menagère ti puoi sedere anche solo per un caffè e startene lì tutto il giorno a oziare e spippolare sul tablet e comprarti un fiore.

Tutto questo in attesa di riabbracciare Vito Mollica, in primavera ad aprire Chic Nonna nel Palazzo Portinari Salviati, casa di Beatrice ed ex casa della ahimé defunta Banca Toscana, per un ambizioso progetto del Mine & Yours Group, la Corte degli Imperatori in un ambiente da brivido. E per restare in tema di brividi, ecco il sogno: un “Pinchiorrino”, un Pinchiorri bistrot più accessibile e per tutti, che potrebbe occupare i locali dell’ex agenzia Montepaschi in piazza Pitti. Per ora è un sogno, ma chissà. Si diceva del mondo pizza. New entry di lusso l’oro di Napoli del Cavalier Antonio Starita da Materdei, quinta apertura (in via San Gallo) dopo Napoli, New York, Milano e Torino, e così Firenze sale nel gotha della pizza d’autore. A chiudere, una chicchina. Quattro giovani da... assaggiare. Lorenzo Romano alla Insolita Trattoria Tre Soldi (già, diverse generazioni di cucina...) in via D’Annunzio. Angela Tucci alla Locanda I Collazzi, di fianco all’omonima villa tardo rinascimentale sulle colline sopra la Certosa. Alessio Leopratti, al Diadema Wine Bar & Restaurant del Relais Villa Olmo all’Impruneta. Marco Bianchini al Ginepraio dell’Agriristoro Vita Nova tra Vicchio e Dicomano. Ok, tre su quattro fuori città. Ma ne vale la pena.