
Francesca Fioretti mentre esce dal palagiustizia
Firenze, 5 febbraio 2021 - Dal cuore, al cuore. L’oggetto dell’udienza era la perizia cardiologica, ma i riflettori erano puntati su di lei, Francesca Fioretti. La compagna di Davide Astori, madre della loro figlia Vittoria: per la prima volta, la donna ha fatto la sua comparsa all’udienza del processo che si celebra al palagiustizia di Novoli, con il rito abbreviato, per la morte del capitano della Fiorentina. E ci sarà di nuovo, al prossimo appuntamento, quello che culminerà nella sentenza: il 2 aprile.
"Sarò ancora qui. Ho fiducia nella giustizia", ha detto uscendo dal palazzo di giustizia. Cappotto nero appoggiato su un tailleur grigio, è arrivata pochi minuti prima dell’ora della "convocazione" del giudice Angelo Antonio Pezzuti, ha seguito compostamente tutta l’udienza, durata circa due ore e mezzo. All’uscita, una breve dichiarazione e la promessa, prima di ripartire. Non c’era invece il professor Giorgio Galanti, pratese, ex direttore della Medicina Sportiva di Careggi e ultimo specialista ad aver visitato Astori. Per lui, l’avvocato Sigfrido Fenyes e il suo consulente, Vittorio Fineschi.
I fatti. Era il luglio del 2017, quando il difensore della Fiorentina ebbe l’ok alla visita agonistica, ok firmato proprio da Galanti. L’elettrocardiogramma e la prova da sforzo, sono stati acquisiti dal pm Antonino Nastasi dopo la tragedia di Udine del 4 marzo del 2018. Li consegnò ai suoi consulenti, e da lì è nata l’imputazione per Galanti.
Le conclusioni dell’accusa. Secondo quanto appurato dal professor Domenico Corrado dell’Università di Padova, consulente del pm Nastasi, anomalie erano emerse già nella visita del luglio del 2016, ma il medico, anche l’anno successivo, avrebbe omesso di far fare ad Astori "ulteriori e più approfonditi" esami diagnostici sull’origine e la causa delle extrasistoli" e "per escludere una cardiopatia organica o una sindrome aritmogena". Il primo passo dei controlli di secondo livello sarebbe stato l’holter: in 24 ore indosso, l’apparecchio avrebbe potuto fornire, secondo il consulente del pm, il ’grading’ dell’aritmia ventricolare sconosciuta ad Astori e dare il via agli accertamenti di terzo livello, cioè la risonanza magnetica cardiaca. "Ciò avrebbe consentito di diagnosticare la cardiomiopatia aritmogena, che si trovava in una fase iniziale asintomatica". Astori avrebbe dovuto anche fermarsi e iniziare una cura con farmaci betabloccanti.
La perizia Gaita. Ma le conclusioni del cardiologo torinese Fiorenzo Gaita, che ha operato anche lo juventino Khedira, lasciano più dubbi in merito alla certezza che un holter avrebbe aperto la strada alla scoperta del male. Non a caso, questo è stato il punto più dibattuto dell’udienza di ieri.
E’ assodato che Astori non è mai sottoposto a questo esame. Secondo Gaita "avrebbe potuto, ma non con alta probabilità, vista la variabilità delle aritmie, identificare aritmie maggiori che, se documentate, avrebbero indirizzato ad ulteriori indagini di terzo livello". Alla prossima udienza, accusa contro difesa, nella discussione conclusiva. E sentenza.