
Pasquale Naccari durante la simulazione
Firenze, 16 aprile 2020 - Sono sempre di più, oltre 4mila tra Firenze, Pistoia, Empoli, Prato, Lucca, slegati da associazioni e schieramenti politici e uniti nello sforzo di portare all’attenzione delle istituzioni le difficoltà che il settore della ristorazione sta vivendo in questo periodo di coronavirus. I Ristoratori Toscani, gruppo nato spontaneamente per chiedere la chiusura dei locali pubblici, tornano a lanciare un appello rivolto al sindaco Nardella e al presidente della Regione Rossi affinché si facciano portavoce di alcune misure urgenti da adottare per poter far sopravvivere le aziende della ristorazione, un settore che vale 86miliardi di euro, che rischia di chiudere.
I Ristoratori Toscana, con l’avviicnarsi dell’ipotetica data di riapertura dei ristoranti, sono sempre più convinti: “Farci aprire in questo modo vuol dire farci morire per sempre” è convinto il portavoce del gruppo Pasquale Naccari che questa mattina ha chiamato un vetraio e un tecnico specializzato in sicurezza dei locali e ha simulato come potrebbe essere un’esperienza al ristorante, alla luce delle norme anti contagio da rispettare. Fino al più piccolo dettaglio ha organizzato il suo ristorante di via Gioberti, uno spazio da 14 tavoli con 54 posti a sedere. Dopo la riorganizzazione dello spazio, i tavoli sono diventati quattro e i posti dai quattro ai 16, dipende dal numero di persone della stessa famiglia che entrano. Senza considerare i camerieri che dovranno servire con guanti e mascherine, la cucina e le difficoltà di controllo dei clienti, alcuni dei quali potrebbero essere asintomatici e quindi mettere in pericolo tutti, anche rispettando il regolamento.
“Non possiamo aprire così – prosegue Naccari -. Il Governo deve tenerci chiusi, farsi carico dei costi fissi e preservare le imprese in modo che quando saremo in grado di ripartire nessuno abbia chiuso. Non vogliamo aiuti personali ma strumenti per far sopravvivere le nostre aziende che daranno lavoro a milioni di persone e permetteranno allo Stato di non dover mantenere milioni di disoccupati domani”.
Durante la simulazione, il portavoce dei Ristoratori Toscana ha suddiviso i vari tavoli garantendo la distanza di 1.80 uno dall’altro con pannelli di vetro su fioriere, i posti a sedere apparecchiando la tavola in modo che i clienti siano di fronte, suddivisi da un vetro o da uno specchio. Sempre seguendo le indicazioni del tecnico, ha riorganizzato anche la cucina con il risultato che dalle sette persone a lavorare potrà tenerne solo due, al massimo tre. “A proposito della eventuale riapertura con misure restrittive sostanzialmente inapplicabili: equivale a chiederci di chiudere per sempre e fallire – si legge nella lettera indirizzata a Nardella e Rossi -. Siamo stati i primi a chiudere senza che il decreto lo imponesse e ora non apriremo fino a che la situazione non sarà normalizzata alle condizioni esistenti prima della pandemia. I nostri clienti ci identificano come un luogo sicuro, dove poter abbassare tutte le “difese” sedendosi ad un tavolo per condividere un pasto con la stessa fiducia con cui lo si fa nella propria casa. Chiederci di riaprire i nostri locali con misure restrittive, sostanzialmente inapplicabili, equivale a chiederci di tradire questo rapporto di fiducia”.