
Non solo danza ma anche produzione di spettacoli, ricerca coreografica, improvvisazione e didattica con l’obiettivo di formare artisti. È un universo con tante sfaccettature quello di "Company blu", compagnia di contemporanea e arti performative creata nel 1989 da Alessandro Certini e Charlotte Zerbey che, ancora oggi, rappresentano le guide e ‘anime’ di un gruppo apprezzato anche in Europa. Con loro parliamo di questa esperienza ma anche del mondo della danza in questo momento particolare.
Come è nata l’idea di creare Company Blu?
"Abbiamo fondato la compagnia dopo dieci anni di ricerca tecnica ed artistica condotti in Europa, ad Amsterdam e in Inghilterra. Il rapporto con l’Italia però c’è sempre stato e, quando siamo rientrati, abbiamo deciso di mettere a frutto le esperienze fatte, nello studio di tecniche post-moderne e contact improvisation, creando un nostro gruppo".
Da Sesto Fiorentino avete fatto il percorso per i paesi europei.
"Sì, abbiamo presentato il nostro lavoro in diverse manifestazioni e teatri come il Rotterdam Festival, il Dance Umbrella ed il Purcell Queen Room Elizabeth Hall a Londra, il Teatro National di Caracas. In Italia alla Biennale Danza di Venezia e il Piccolo Teatro di Milano per citarne alcuni. Poi siamo presenti in molte rassegne e teatri toscani con nostre produzioni".
Come intendete la danza?
"La nostra è contemporanea ma, in realtà, oggi parlare di danza può essere limitativo perché nei nostri spettacoli ci sono contaminazioni con teatro, musica, con la vocalità: è difficile dare delle definizioni. Diciamo che è il linguaggio primario arricchito da sfumature che arrivano da altri mondi. Nei nostri spettacoli spesso è presente la musica dal vivo e la vocalità è un elemento importante".
Company Blu è fra i protagonisti della Residenza artistica multipla Tram. Cos’è?
"Deriva da un progetto della Regione che si poneva l’obiettivo di fare rete fra le diverse esperienze artiche presenti e di riunire, in maniera più orchestrata, il lavoro nei diversi territori. E vede insieme Company Blu e il Teatro della Limonaia. È importante anche dare la possibilità a giovani artisti di esibirsi su un palco".
I vostri prossimi progetti?
"L’emergenza sanitaria per il momento ha bloccato diversi nostri progetti fra i quali uno importante cui tenevamo molto: i una collaborazione con lo Studio Azzurro di Milano che cura la produzione del progetto Leonardo ospitata dalla Fondazione Vedova di Venezia. C’era già un canovaccio video con noi che curavamo le parti sceniche, coreografiche e musicali, lo spettacolo era quasi ultimato".
Come si segue la didattica a distanza in questo periodo?
" Si lavora sull’assenza. Nell’ambito del progetto peer Coching stiamo seguendo un gruppo di giovani che danzano nelle proprie abitazioni ma non è semplice. E abbiamo realizzato una serie di contributi video online che possono magari contribuire a far conoscere ed apprezzare la nostra idea di danza".
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