Cinquemila imprese sul precipizio. "Perso il 70% del nostro fatturato"

Sos delle botteghe storiche: "I nostri lavori sono esposti in tutto il mondo, eppure per le amministrazioni locali siamo invisibili". I Fratelli Traversari: "Difficile andare avanti", Sbigoli: "Ci stanno umiliando"

di Monica Pieraccini

Si sentono abbandonati a loro stessi. Invisibili. Molte sono piccole imprese familiari, i dipendenti si contano sulle dita di una mano, coccolati come se fossero dei figli, perché è anche grazie a loro, alla loro manualità e al loro saper fare, che l’artigianato fiorentino è conosciuto in tutto il mondo.

Un patrimonio che rischia di essere spazzato via definitivamente dagli effetti della pandemia. Circa cinquemila sono le imprese dell’artigianato artistico nella città metropolitana fiorentina. Dopo un ottimo anno, quale è stato il 2019, sono state trascinate in un buco nero. Hanno perso dal 60 al 70% del fatturato e ancora non vedono luci all’orizzonte. Americani, cinesi, russi, che più amano il nostro artigianato artistico, non torneranno quest’anno. Forse nel 2022.

E l’e-commerce, in questo settore, non è sufficiente a compensare le perdite. "Abbiamo il sito, siamo sui social, ma le nostre creazioni – spiega Daniele Traversari, della Fratelli Traversari – non si vendono così facilmente senza vederle dal vivo". Con l’80% in meno di fatturato, resistere è difficile. "Per fortuna non paghiamo l’affitto, questo ci sta salvando. Ma per il resto, senza aiuti, né riduzioni di tasse e contributi, è molto difficile andare avanti".

Eppure il mosaico commesso fiorentino in pietre dure, tecnica nella quale sono specializzati i Traversari, è conosciuto in tutto il mondo. Produrre oggetti unici e di alto livello non è sufficiente. Una buona notizia è arrivata da Roma proprio in queste ore: il ministro Andrea Orlando ha firmato il decreto che sblocca risorse per il pagamento della cassa integrazione Covid19 agli artigiani. "Per fortuna – sottolinea Traversari – perché noi abbiamo in tutti questi mesi anticipato la cassa integrazione ai nostri due dipendenti, che sono parte del nostro successo. Però siamo ancora fermi a luglio con la restituzione dell’anticipo".

Oltre alle difficoltà economiche, per molti maestri artigiani a pesare è anche il disinteresse per la categoria da parte del governo e degli enti locali. "Non siamo nessuno", si sfoga Chiara Adami, che, insieme alla sorella Lorenza e ai genitori porta avanti la tradizione delle ceramiche Sbigoli, che si trovano in tutto il mondo, pure al Met a New York.

"Il centro di Firenze è patrimonio Unesco non solo per i monumenti, ma anche per le sue botteghe artigiane. E’ sconvolgente che l’amministrazione locale ci abbia completamente dimenticato". "Io e mia sorella – prosegue l’artigiana – siamo nate in questa bottega. E’ parte di noi. I clienti stranieri ci scrivono che i nostri oggetti in ceramica sono per loro una gioia, i fiorentini cercano di aiutarci comprando da noi. Ma è umiliante essere invisibili". "Dei ristori non c’è toccato niente, tranne i primi, che risalgono ormai ad un anno fa. Più di tre mesi fa abbiamo fatto domanda per il contributo a fondo perduto destinato alle attività del centro storico. Ancora, però – dice amareggiata – non abbiamo avuto risposta. Se si va avanti così, Firenze diventerà una città fantasma".

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