PAOLO GUIDOTTI
Cronaca

"Ci siamo rotte la schiena per questa ditta"

Su 100 lavoratori, 80 donne: "Volevamo lasciare il lavoro ai nostri figli, e oggi ci ritroviamo cosi"

di Paolo Guidotti

"Piangere e lottare", risponde così Libera Moscatiello, una delle dipendenti a tempo indeterminato dell’Ortufrutticola di Marradi, a chi le chiede che cosa faranno ora, dopo l’annuncio della proprietà, la bergamasca Italcanditi, di voler chiudere lo stabilimento e di trasferire l’attività. Moscatiello è insieme a decine di sue colleghe, nella piazzetta del teatro comunale marradese, in attesa di entrare in sala, dove è in programma l’assemblea per discutere del futuro – se ci sarà un futuro -, per la "fabbrica dei marroni" di Marradi, che da oltre 35 anni dà lavoro a tante persone. Ci sono quelle assunte con contratto stagionale e le sette assunte a tempo indeterminato.

Sonia Alpi è una di queste, ed è la storia dell’azienda. "Ci lavoro da 36 anni – racconta-, da quando ha aperto. Siamo una famiglia tutti noi dipendenti, siamo cresciuti insieme, abbiamo fatto tanti sacrifici e tante lotte. Lavoriamo seriamente, e facciamo un prodotto di alta qualità". E questo è vero: lo dimostra il fatto che acquistano i marron glacé dell’Ortofrutticola le più note azienda dolciarie di livello nazionale. Da Caffarel a Lindt, da Vergani a Maiani e tanti altri. E l’azienda va bene: "Abbiamo lavorato tantissimo, nonostante la pandemia – dice Alpi –, per l’Italia e per l’estero, moltissimo per il Messico. E questa azienda è legata al territorio: il marron buono è di Marradi, non è di Bergamo".

Così l’arrivo della notizia della chiusura, dal 30 gennaio è stata un fulmine a ciel sereno: "Non l’ho ancora metabolizzata. E meno male che quando l’ho saputa ero vicina al divano". Nicoletta Filipponi precisa: "Avevamo dei segnali, stavamo finendo tutte le scorte. Ma nessuno avrebbe mai immaginato che il 27 dicembre ci sarebbe stato detto che il 30 gennaio si chiude" E vuol aggiungere una cosa, a proposito dell’improvvisa comunicazione della chiusura: "Sentirsi dire da una collega, da una commercialista, che le sette dipendenti fisse possono andare a Bergamo a lavorare e le altre 80 donne che fanno sei mesi possono rimanere a casa a far le casalinghe…, beh, non mi sento di augurarle la stessa fine che faremo noi, ma sentirsi dire questa cosa da una donna è veramente allucinante".

Lara Azzurri è una delle tante stagionali, ma lavora in Ortofrutticola da più di dieci anni. Si occupa di confezionare i "rottami": "Non si butta via niente del marrone, anche se rotto è buono lo stesso. L’azienda andava bene. Quest’anno abbiamo lavorato di più, io anziché quattro mesi ne ho fatti cinque, ed eravamo contente e fiduciose. Spero trovino un accordo, perché stanno mettendo in ginocchio tutto il paese". Marilena Maurizi è in fabbrica dei marroni dal 1986. "Ci siamo rotte la schiena per questa azienda, per lasciare il lavoro ai nostri figli, e oggi ci ritroviamo cosi. Sono vedova, sono sola, mi mancano ancora sei anni alla pensione. E qui a Marradi non c’è lavoro. Ma anche andando a Faenza o a Borgo, chi dà lavoro alle sessantenni?"

Stesso dramma di Filomena Moscatiello: "Ho quasi 64 anni, da 33 lavoro qui, e fino a 67 anni non sarò in pensione. Anch’io sono una stagionale: ci avevamo promesso di farci diventare fisse, e invece siamo rimaste fesse".