Paola Fichera
Cronaca

Centrale del latte, anche Mansi si dimette

L’assessore alle Partecipate Gianassi: "Irricevibili le contestazioni sul ruolo dei soci pubblici. Il nostro contributo è importante"

Sul fronte della Mukki le tensioni si moltiplicano. Dopo L’addio di Paolo Campinoti alla presidenza e l’uscita di Lorenzo Petretto, anche Antonella Mansi si è dimessa dal Cda. L’arrivo del nuovo socio di maggioranza Newlat e del suo proprietario Angelo Mastrolia, già presidente di Centrale del Latte d’Italia ha scatenato le preoccupazioni per la salvaguardia della produzione del latte toscano, del Mugello e della Maremma in particolare.

Mastrolia si è impegnato a fare investimenti sul territorio e Palazzo Vecchio ha accolto con favore l’annuncio di fare di Mukki il polo direzionale e produttivo del latte italiano di qualità, di nuove assunzioni (50 nei prossimi due anni), di portare la sede della direzione del gruppo di quella del personale e del centro di ricerca e sviluppo a Firenze ("Se Centrale del Latte investe e scommette su Firenze noi siamo contenti perché ne beneficerà tutto il sistema" ragionano a Palazzo Vecchio). Ma il fronte pubblico trova irrecevibili le contestazioni sul ruolo delle istituzioni all’interno della compagine societaria. Il Comune infatti è socio dell’azienda con circa il 12% delle quote e da socio esercita e difende le sue prerogative. In Mercafir, poi, il Comune ha addirittura il controllo dell’azienda con il 55% delle quote. Mukki, nel 2016 confluita in Centrale del latte d’Italia, il cui 46% è stato recentemente acquistato da Newlat, è stata creata nei primi anni Cinquanta per volontà di un Sindaco straordinario come Giorgio La Pira e per decenni l’azienda è stata ben gestita dal Comune. La decisione di aprire ai privati è arrivata nel 2016 e di tutte le società partecipate dal Comune l’unica che nel 2019 ha chiuso bilanci in sofferenza è stata proprio Centrale Latte Italia.

Più volte è stato sollevato il tema dell’uscita del Comune la cui mission strategica ha poco a vedere con l’istituzione pubblica, ma sul fronte Palazzo Vecchio rivendica che in altre società dove il Comune è presente o controllante i risultati di esercizio sono molto positivi ed esistono molte esperienze di gestione mista pubblico-privata delle aziende che hanno prodotto grandi risultati. "Eserciteremo sempre con determinazione il nostro ruolo in qualità di soci delle aziende nell’interesse delle aziende stesse – ha spiegato l’assessore alle Partecipate Federico Gianassi – . Così stiamo facendo anche in Centrale del Latte dove il nostro contributo è importante per lo sviluppo e la crescita aziendale".

Va detto che Cli è partita con un contrasto interno su temi tecnici, di cui non erano informati i soci pubblici, fra il Presidente Campinoti e Mastrolia, sfociata nella sfiducia al cda toscano. "Campinoti – ha poi spiegato Mastrolia – aveva espresso opinioni che come soci avevamo ritenuto non coerenti con il piano di aggregazione: a nostro avviso era un rallentamento, e abbiamo espresso le nostre riserve". Mossa che ha spiazzato i soci pubblici ‘accusati’ di avere motivazioni più politiche che imprenditoriali. Accusa che Palazzo Vecchio respinge con forza al mittente citando i curriculum dei manager toscani: Campinoti, oggi dimissionario, è un imprenditore, è Ad di Pramac, guida una scuderia del moto-mondiale ed è presidente della Confindustria del Sud della Toscana. Antonella Mansi (nel Cda di CLI) è imprenditrice importante, a lungo vice-presidente nazionale di Confindustria.