STEFANO BROGIONI
Cronaca

Sequestro a Paterno, "Pieri fece guadagnare Ottaviani". L’ex sindaco indagato per la cava

Avviso anche per un dirigente del Comune di Vaglia: "Non bonificò"

Il sequestro della cava (Germogli)

Firenze, 7 aprile 2016 - ASSIEME ai sigilli alla cava di Paterno, arrivano due avvisi di garanzia pesanti come macigni che si sommano a quelli dei già indagati Lanciotto e Tullia Ottaviani. Per la procura di Firenze, infatti, l’ex sindaco di Vaglia, Fabio Pieri, in carica per dieci anni, due mandati dal 2004 al 2014, e il dirigente comunale Stefano Olmi (responsabile dell’ufficio lavori pubblici prima, e dell’ufficio tecnico poi) avrebbero omesso di provvedere alla bonifica dell’area in questione. Omissioni che, sempre secondo la procura, avrebbero procurato a Lanciotto Ottaviani, proprietario della cava tramite la Industriale Vaglia e la Commerciale Vaglia srl, «un ingente guadagno consistente nel risparmio delle spese di bonifica e di recupero ambientale». Omissione d’atti d’ufficio e abuso d’ufficio, i reati contestati all’ex sindaco e al funzionario.

Ieri mattina, il Corpo Forestale dello Stato ha posto sotto sequestro l’intera area, «oggetto – si legge nel provvedimento – di attività reiterata di abbandono, smaltimento e interramento di rifiuti di varia natura anche pericolosi». Per il pm, Luigi Bocciolini, che ha disposto il sequestro, la zona, con annesso quanto in essa depositato, «rappresenta il corpo del reato» e «ne deve essere spossessato il legittimo possessore per impedire che la situazione dei luoghi possa essere alterata prima che venga disputato il processo».

A Paterno, hanno ricostruito gli inquirenti scandagliando l’area con i georadar, ci sono ancora i fanghi degli scavi dell’Alta Velocità (reato permanente contestato ad Ottaviani) ma anche “filler” provenienti dalle concerie di Santa Croce sull’Arno, scarti delle salamoie della Solvay Chimica spa di Rosignano Solvay, almeno cento pneumatici interrati a nove metri di profondità, manufatti contenenti anche amianto, rifiuti da demolizione, frammenti di ghiaia e asfalto, e duecento grossi sacchi (detti big bags) anch’essi sotterrati. Per questi conferimenti, tutti collacabili nel decennio tra il 1990 e il 2000, per i quali le ditte pagavano prezzi inferiori al costo di smaltimento ’regolare’, il reato è prescritto. Bisogna ricordare che dai primi atti sull’indagine a Paterno è scaturito un processo, in corso a Genova, per traffico illecito di rifiuti (il cosiddetto “polverino 500 mash” prodotto, secondo le accuse, dalla Med Link di Aulla).

Tornando alle contestazioni al sindaco, Pieri non avrebbe ottemperato, in sostituzione dell’inadempiente proprietà, all’ordine di bonifica, facendo in modo che permanessero sull’area in questione tutti i vincoli previsti per i siti in bonifica. Secondo la procura, Pieri avrebbe dovuto inoltre «porre in essere l’attività di recupero, anche mediante l’escussione della polizza fidejussoria in sostituzione dell’inadempiente Ottaviani». Insomma, la proprietà non fece nulla per bonificare Paterno, e l’amministrazione che ha governato Vaglia, stando alla tesi del pm, non fece fare.