
Castagne. Annata da bollino nero. Piante sofferenti e con pochi frutti
MUGELLO
E’ un’annata nerissima, per la castanicoltura. Che è la più rilevante attività economica di montagna, perché garantisce reddito e sostegno a circa 500 imprese agricole del Mugello e dell’Alto Mugello. Si calcola che la raccolta e commercializzazione dei marroni in Mugello, in quindicimila ettari di castagneti sparsi sull’Appennino mugellano, generino un volume d’affari tra i 7 e gli 8 milioni di euro, ai quali aggiungere il giro economico della filiera della ristorazione e del turismo. "Il marrone è per il Mugello come il Chianti lo è per Firenze o il Brunello per Montalcino – dice Arturo Raffini, storico castanicoltore di Piancaldoli nel comune di Firenzuola –. Questa annata è da calamità naturale. Una situazione simile l’abbiamo vissuta con il Cinipide galligeno, nel 2014, quando questo insetto parassita azzerò la produzione. Per le nostre aziende, che si reggono sulla castanicoltura è un dramma".
E a rilanciare l’allarme è Coldiretti Firenze, che sta raccogliendo i dati della raccolta e le preoccupazione dei castanicoltori "Quelli che erano i timori degli agricoltori all’indomani dell’infausto evento alluvionale di maggio - spiega Cesare Buonamici, Presidente Coldiretti Firenze - si sono materializzati. Sono migliaia le frane, gli smottamenti e scivolamenti del terreno per effetto delle piogge eccezionali che hanno interessato centinaia di ettari di castagneti in parte oggi ancora inaccessibili. Lo stress provocato da questi fenomeni ha creato grandissima sofferenza alle piante, per lo più secolari, che oggi sono spoglie di ricci e frutti. Se a questo enorme handicap aggiungiamo un andamento climatico non favorevole il quadro è purtroppo completo. – continua Buonamici – La castanicoltura è un pilastro dell’economia agricola di questi territori che, venendo a mancare, mette in discussione la sussistenza stessa e la continuità di imprese agricole a conduzione familiare che con il lavoro, gli investimenti e la passione tengono viva la montagna e le comunità rurali e senza la cui presenza avremo paesi, borghi e terreni abbandonati. Il settore non può e non deve essere lasciato solo".
Fabio Billi, di Marradi, conferma: "Le frane di maggio hanno distrutto o danneggiato i castagneti. Per non parlare dei danni alla viabilità agricola. Ad un’estate calda e siccitosa è seguito un autunno senza pioggia con temperature massime da record. Ecco così il ritardo nella maturazione e il crollo della produzione. E i marroni prodotti quest’anno sono più piccoli. Unica nota positiva: la qualità davvero eccellente".
Paolo Guidotti