Cardiochirurgia, avanti con l’abuso d’ufficio

FIRENZE

Il filone “abuso d’ufficio“ del processo per il concorso di cardiochirurgia a Careggi, scheggia del più vasto procedimento cattedropoli (a dicembre davanti al gup), va avanti. Il tribunale ha infatti rigettato la richiesta di "immediato proscioglimento" avanzata alla scorsa udienza dai difensori di Pierluigi Stefàno, gli avvocati Maresca e Marzaduri. Ma la motivazione lascia tuttavia aperta la questione in ordine a un reato che le recenti riforme della giustizia hanno molto ritoccato. "Il quadro giuridico e processuale appare ben più complesso di come rappresentato dagli astanti - si legge nell’ordinanza del collegio presieduto dalla dottoressa Paola Belsito - e, sebbene le argomentazioni spese a sostegno della richiesta di proscioglimento non siano affatto peregrine o manifestamente infondate, a seguito di un’attenta e prudente valutazione degli elementi disponibili, il tribunale ritiene che l’istanza non possa, quantomeno allo stato, essere accolta: in definitiva la fattispecie sottoposta all’attenzione di questo tribunale non appare ad oggi con sicurezza riconducibile al segmento del delitto di abuso d’ufficio oggetto della (parziale) abolitio criminis".

Ma i giudici invitano a un’ulteriore verifica qualora "i fatti di cui all’imputazione risultino invece interessati dalla riforma del 2020, così da pronunciare se del caso immediato proscioglimento". Ieri mattina, è andata avanti l’udienza nella parte della presunta tentata concussione che si sarebbe consumata in danno di Massimo Bonacchi, il prof che, secondo l’accusa, avrebbe dovuto “prestare“ le proprie opere per far accumulare titoli al collega Stefàno in vista del concorso “su misura“ vinto da Stefàno, davanti a Sandro Gelsomino. "Mi fu chiesto di curare la parte scientifica coinvolgendo il professore Stefàno per migliorare il suo curriculum scientifico - ha detto Bonacchi -. Quando protestai ci fu una reazione violenta da parte del prorettore Paolo Bechi e del professore Marco Carini: se non accettavo questo accordo sarei stato emarginato e isolato. Mi fu detto ‘così si fa, è la prassi’".

ste.bro.

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