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Città d'arte e terrorismo. "La Toscana sorvegliata speciale" / VIDEO / FOTO

Strategie e controlli, parla il comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette

Il comandante generale dell’Arma dei carabinieri Tullio Del Sette (Cabras/New Pressphoto)

Firenze, 15 novembre 2017 - Dalla sicurezza di una divisa all’attività di prevenzione contro la minaccia del terrorismo, ai ‘nei’ dell’inchiesta in Lunigiana o quella per il presunto stupro ai danni di due studentesse americane. In una lunga chiacchierata con il direttore de La NazioneFrancesco Carrassi, ieri mattina, il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette, a Firenze per l’incontro con i 1600 studenti del progetto “La tua Arma per la sicurezza e l’ambiente”, ha parlato di storia e attualità.

Generale Del Sette, alcuni recenti episodi che hanno coinvolto i carabinieri hanno lasciato sbigottiti i cittadini. Oggi cosa può dire a Firenze riguardo la vicenda delle giovani americane?

«Ho già avuto modo di dire che si è trattato di una vicenda tristissima, da condannare assolutamente. L’ho detto nei primi momenti, anche quando la faccenda era poco nota. Ma l’ho detto, perché questo sentono tutti i carabinieri, perché sanno che è così. Ora aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso, abbiamo assicurato sin dal primo momento, come sempre, la totale collaborazione all’autorità giudiziaria, in totale sinergia come ogni giorno. I due carabinieri sono stati sospesi, il processo ci dirà quali sono i reati che hanno commesso. Certamente sotto il profilo del comportamento, della violazione delle regole che governano l’azione, l’attività, il servizio dell’Arma dei carabinieri, ci sono diverse emende e significative».

E nel caso della Lunigiana?

«Siamo in attesa di conoscere le determinazioni dell’autorità giudiziaria, anche in questo caso devo dire che abbiamo la piena fiducia nella magistratura e da comandante generale posso dire che tutte le gravi mancanze che ci sono state devono essere perseguite fino in fondo».

Qualche sassolino da togliersi?

«Voglio esprimere anche una parola di fiducia, perché io i carabinieri li conosco da 47 anni, tanti son gli anni che milito nell’Arma, e aspetto come tutti i carabinieri di conoscere con ansia quelle che saranno le risultanze dell’indagine. I carabinieri oggi sono 110mila in servizio in Italia, è la forza in assoluto più cospicua del comparto di difesa e sicurezza italiana. Abbiamo 6500 presidi sul territorio, 4563 stazioni, mille stazioni che abbiamo ereditato dalla Forestale più tutti i nuclei delle organizzazioni speciali. Siamo accanto alle comunità e siamo presenti sulla vita quotidiana dell’Italia e siamo presenti anche all’Estero come nessuno forza del mondo».

L’Italia è impegnata anche nella lotta al terrorismo, e la Toscana con le sue città d’arte, Firenze, ma anche Pisa e Siena, ha bisogno di sentirsi al sicuro.

«Da quasi 3 anni abbiamo attivato con le altre forze il Casa, Comitato analisi strategica antiterrorismo. Tutte le settimane ci riuniamo per mettere in comune le informazioni sul piano preventivo e gli incontri si sono intensificati dopo i primi fatti di Parigi. Ma anche in questa materia sono fondamentali i rapporti dei carabinieri con le comunità locali: i nostri occhi possono vedere alcune cose, ma sempre meno di ciò che possono vedere tanti occhi, cioè quelli dei cittadini. Dal punto di vista operativo, anche a Firenze abbiamo le aliquote Api (aliquote primo intervento) in servizio presso i nuclei radiomobili, costituite da carabinieri selezionati, addestrati, equipaggiati, in grado di intervenire in pochi attimi. Presso battaglioni e reggimenti ci sono le Sos, squadre operative di supporto, pronti a intervenire a supporto delle Api o che vengono utilizzati in occasioni particolari come cerimonie, eventi, concerti o davanti a luoghi sacri che possono costituire obiettivo di un’azione jihadista».

Perché non ‘incentivare’ l’utilizzo della divisa, visto che l’uniforme garantisce una maggiore percezione della sicurezza?

«Nell’arma dei Carabinieri così come in tutte le altre forze abbiamo delle norme che prevedono qual è il tempo del servizio, lasciando lo spazio alla vita privata di ciascuno. Certamente noi incoraggiamo anche l’uso dell’uniforme, ma non ci dimentichiamo che ci sono stati anni in cui indossare un uniforme, anche qui a Firenze, esponeva al rischio reale di essere aggrediti o addirittura uccisi. Certamente se lo si facesse tanti, più cittadini potrebbero individuare i Carabinieri così come gli appartenenti alle altre forze di polizia. Ma i dati ci dicono anche che c’è una sensibile diminuzione dei reati, di oltre il 10%. Oggi i carabinieri in Toscana sono tantissimi, circa 8mila, di cui la gran parte, oltre 5mila, appartengono alla legione carabinieri Toscana, con i 10 comandi provinciali, i 39 comandi compagnia, i 330 comandi di stazione e tenenza. Poi però abbiamo tantissimi altri carabinieri appartenenti alla linea addestrativa».

E poi c’è la storica Scuola marescialli.

«A Firenze ormai dal 1920 (primo marzo) e poi dal 24 settembre dell’anno scorso abbiamo aperto la scuola di Firenze Castello dove attualmente ci sono quasi 1500 marescialli dei tre anni di corso e abbiamo realizzato l’Ateneo, l’accademia dei Marescialli dell’Arma. Diventeranno oltre duemila nei prossimi anni tant’è che per questa struttura che non è stata a suo tempo completata, stiamo sostenendo l’esigenza del completamento. Stanno costruendo già il poligono di tiro ma soprattutto sono stati appena assegnati i lavori per la realizzazione di altri due edifici che porteranno il numero dei posti letto per allievi a 2200».

Stefano Brogioni