Fiesole ricorda i tre carabinieri eroi. "Ma io ho scoperto che erano quattro" / DOCUMENTO

Francesco Naclerio era con i «martiri»: fu risparmiato

I tre carabinieri nella foto della fiction Rai

I tre carabinieri nella foto della fiction Rai

Fiesole, 11 agosto 2018 - L’111 agosto 1944 tre carabinieri scelsero di consegnarsi ai tedeschi per salvare la vita a dieci fiesolani, il giorno dopo si presentarono e vennero fucilati. In realtà erano in quattro, uno fu risparmiato.

 

 

Da studioso del Rinascimento, mai mi sarei aspettato di trovare novità sulla vicenda dei Tre Carabinieri Medaglia d’Oro, resi famosi anche da una fiction RAI. L’11 agosto 1944 Alberto La Rocca, Vittorio Marandola e Fulvio Sbarretti abbandonarono la caserma di Fiesole con l’intento di unirsi alla liberazione di Firenze. Ma le truppe naziste occupanti avevano isolato Fiesole e i tre, rimasti bloccati, si nascosero. Il giorno dopo, insospettiti dalla loro sparizione, i tedeschi minacciarono rappresaglie contro dieci ostaggi civili, inducendo i tre militari a consegnarsi. Poco dopo i tre vennero fucilati. Che sorpresa, per me, scoprire che con i tre carabinieri ce n’era un quarto, sopravvissuto al massacro. L’esistenza di Francesco Naclerio è emersa mentre facevo ricerca per la mostra “Marcello Guasti, Giovanni Michelucci e Il Monumento ai Tre Carabinieri di Fiesole”, che aprirà a metà febbraio al Museo Archeologico di Fiesole.

Nel 2019, infatti, il Comune celebrerà il 75° anniversario dell’eccidio e il 95° compleanno dello scultore Guasti. Spinto da curiosità, sono andato a ‘scavare’ nell’Archivio Storico dell’Arma e ho trovato una minera d’oro: i verbali di interrogatorio, dove i protagonisti raccontano in prima persona gli eventi del 1944. Più di tutte mi ha più colpito la storia di Naclerio, che pubblicherò nel prossimo Notizario Storico, la rivisita online dei Carabinieri. Aveva assunto il comando della caserma di Fiesole dopo che i tedeschi avevano deportato il comandante Giuseppe Amico e ucciso il carabiniere Sebastiano Pandofolfi, entrambi collaboratori dei partigiani. Naclerio racconta come, nel nascondiglio con gli altri tre, fu raggiunto da una notizia agghiacciante: “il comando tedesco, accortosi della nostra fuga, qualora non fossimo rientrati in serata nel paese, avrebbe fatto fucilare dieci ostaggi. Io non risposi subito, riservandomi di interrogare i carabinieri, i quali di comune accordo decisero di riprendere servizio, pur sapendo che i tedeschi non ci avrebbero risparmiati, date le circostanze di tempo e di luogo in cui ci eravamo allontanati. Ma il pensiero che dieci ostaggi sarebbero 2 stati passati per le armi in vece nostra fu più forte del nostro spirito di conservazione (...) Preciso inoltre che il carabiniere Marandola ebbe ad esclamare: ‘Se non ci presentiamo ed i dieci ostaggi verranno fucilati non non troveremo più pace per tutta la vita’”. Sapevano che il comandante tedesco sospettasse, con ragione, anche loro di collaborare con i partigiani.

Più tardi il presidente della Sezione di Firenze del Partito d’Azione testimoniò che, insieme ad Amico e Pandolfi, i quattro carabinieri “contribuirono per lungo tempo e con loro gravissimo rischio all’armamento e al vettovagliamento delle formazioni Partigiane”. Interrogati dai Nazisti, i quattro non rivelarono informazioni sul movimento di Resistenza. Amico, presente alla riesumazione dei Tre Carabinieri rivelò a suo figlio dei segni di torture. E Naclerio? Mi racconta la figlia: “mio padre fu messo al muro, i tedeschi schierati, tutto l’iter fu ordinato, tranne l’ordine ‘fuoco’ (...) la sadica messinscena fu fatta tre volte”. La figlia fornisce anche la spiegazione più convincente del perchè suo padre fu risparmiato: “L’ufficiale tedesco gli domandò della famiglia e mio padre rispose che erano morti tutti nei bombardamenti. Forse fu per pietà, forse fu risparmiato perché era il carabiniere più anziano e il più alto in grado a Fiesole e i tedeschi volevano che la caserma fosse tenuta aperta”. Oltre a Pandolofi e ai Tre Carabinieri, questo 12 agosto ricorderò anche Amico e Naclerio. Non sono diventati martiri, ma anche questi eroi hanno rischiato la vita per liberare l’Italia dai Nazisti.

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