Cantieri Tav e grandi opere. Nove ispettori assolti: "Nessun falso controllo"

Respinto in Appello il ricorso del pm che chiedeva di rinviarli a giudizio. L’accusa era di aver scritto note non vere nei verbali dei sopralluoghi

Gli episodi sono avvenuti tra il 2012 e il 2014. nel 2018 la prima sentenza, con un non luogo a procedere per insussistenza dei reati contestati

Gli episodi sono avvenuti tra il 2012 e il 2014. nel 2018 la prima sentenza, con un non luogo a procedere per insussistenza dei reati contestati

Firenze, 9 maggio 2024 – Secondo l’accusa , redigevano verbali per controlli mai effettuati. Decine di finte ispezioni in qualità di ufficiali di polizia giudiziaria dell’Asl nei cantieri delle Grandi opere, come l’attraversamento Tav di Firenze e i lavori per la variante di Valico in Mugello. Falso ideologico in atto pubblico l’accusa per cui il gip Fabio Frangini, nel 2017, ordinò per i nove ispettori la misura cautelare dell’interdizione (che fu revocata poco dopo), con sospensione degli stessi dall’ufficio pubblico per sei mesi. Una batosta, che per molti si trasformò in una macchia sul curriculum indelebile.

Pochi giorni fa, però, la Corte di Appello di Firenze ha respinto l’appello proposto dal pm Tommaso Coletta, che chiedeva di rinviare a giudizio gli imputati per tutti i reati a loro ascritti. Il primo round giudiziario si era già chiuso nel dicembre del 2018, quando il gup Angelo Antonio Pezzuti emise una sentenza con la quale dichiarava non luogo a procedere per insussistenza dei reati contestati.

Dall ’inchiesta era emerso che in vari episodi, tra il 2012 e il 2014, gli indagati avessero attestato il falso in verbali in cui scrivevano fatti non avvenuti durante i sopralluoghi nei cantieri ferroviari o stradali. Le indagini svolte dai carabinieri, hanno poi raccolto anche le testimonianze di colleghi e operai, che a loro volta smentivano quanto scritto. Nella sentenza di appello, firmata dal presidente Francesco Bagnai, viene invece sottolineato che gli atti che sarebbero stati falsificata erano in realtà ’schede di intervento’, ovvero non verbali redatti da pubblici ufficiali.

Quelle schede, si legge ancora, "aveva quale unica funzione quella di lasciare traccia all’azienda, dell’accesso in cantiere da parte del personale Asl e della data in cui era avvenuto". Quindi, gli atti non "contenevano alcuna manifestazione dichiarativa o di volontà riferibile alla pubblica amministrazione". E per questo, spiega ancora la Corte, "si può considerare un falso inutile".

Gli ispettori, quattro dei quali difesi dall’avvocato Alessandro Rombolà, sono poi stati reintegrati e hanno continuato a fare il loro lavoro. Alcuni hanno anche preso parte ai controlli che hanno interessato il crollo nel cantiere di via Mariti del 16 febbraio scorso.

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