
La vedova Gabriella con i figli Claudia e Alessandro
Firenze, 8 ottobre 2014 - Una pagina de La Nazione, edizione di Firenze, quasi interamente nera. Giusto una foto struggente che rimanda l’immagine di una famiglia serena, due figli piccoli, i loro genitori. Il babbo calciatore della Fiorentina dal 1973 al 1976: Bruno Beatrice da Arezzo, un centrocampista settepolmoni. Una pagina comprata dalla famiglia Beatrice – la vedova Gabriella Bernardini, i figli Claudia e Alessandro – per ricordare Bruno. E come monito: mai più morti per doping o terapie scellerate come quella – un bombardamento di raggi X per ‘curare’ una pubalgia – cui venne sottoposto Bruno nel 1975.
Causa della leucemia linfoblastica acuta diagnosticata a Betrice nel novembre ’85. Due anni più tardi, dicembre ’87, il decesso, ad appena 39 anni. Una pagina di giornale nera, come nero fu il buco in cui sprofondarono la vita da mediano di Beatrice e quelle dei suoi cari. Anche a livello grottesco: "Per la morte del babbo mia madre percepisce da anni dall’Enpals un assegno di 354 euro...", rivela Alessandro. Una pagina nera, anche per richiamare una volta di più l’attenzione sulla necessità di fare giustizia. L’inchiesta penale aperta tardi, nel 2005, troppo tardi, si è conclusa quattro anni dopo, con un’archiviazione. Così pure gli accertamenti sui decessi di Saltutti (morto d’infarto nel 2003 a 56 anni), Ugo Ferrante (morto a 59 nel 2004, tumore alle tonsille), Giuseppe Longoni (a 64 nel 2006, vasculopatia cronica) e Mario Sforzi (ex giovanili viola deceduto a 39 anni nel 2004, linfoma). Per non parlare di malattie e malori che negli anni hanno colpito Massimo Mattolini (deceduto nel 2009, era in dialisi), De Sisti, Antognoni, Caso, Guerini.
Con un ultimo tentativo di far luce sul caso Galdiolo, colpito da demenza fronto-temporale molto simile alla Sla per i sintomi. Riguardo alla vicenza Beatrice resta aperta la causa di lavoro, con contestuale richiesta di risarcimento (per 10 milioni) avviata da Gabriella Bernardini, e dai figli: iniziata l'8 febbraio davanti al giudice del lavoro Roberta Santoni Rugiu, prossima udienza venerdì. Eredi del calciatore contro eredi dei medici che 'curarono' la pubalgia del centrocampista con scariche di raggi oppure – ma è un altro capitolo – che somministrarono farmaci (il Micoren per il cuore, faceva rompere il fiato'; o il Cortex, l’estratto di corteccia surrenale) come doping.
C’è un nesso tra la terapia a base di raggi Roentgen e l'insorgere della leucemia. «Ne sono convinta», ha detto a più riprese Gabriella, che non dimenticherà mai il calvario di Bruno, del suo ultimo giorno: "Lividi e piaghe dappertutto. Era l’ombra del calciatore; gli erano rimasti di quegli anni solo tre fori violacei a triangolo sul braccio sinistro". Molto dipenderà dal peso della perizia penale: il trattamento cui venne sottoposto Beatrice fu, secondo i consulenti del pm, "assolutamente scorretto, per numero di sedute e per supposta dose somministrata". Secondo i carabinieri del Nas si trattò di «un approccio terapeutico omicida, spinto da logiche di sfruttamento dell’atleta, considerato più alla stregua di animale da reddito che di essere umano...».
Non solo medici. Nella causa sono stati citate anche la curatela fallimentare della vecchia Ac Fiorentina (dichiarata fallita dal Tribunale nella drammatica estate del 2002), la Regione Toscana e le Usl dell'epoca: istituzioni e strutture sanitarie pubbliche che il calciatore viola attraversò, o dovette attraversare. "Ma si chiaro una volta di più – puntualizza Alessandro – che la Fiorentina sorta dalle ceneri del fallimento, la Fiorentina dei Della Valle, non entra nella storia né in quella processuale".