Bottiglie di vetro introvabili: il vino del Chianti messo in ginocchio

Prezzi triplicati e carenza di materie prime, l’allarme lanciato dalle aziende produttrici. Paura per l’inverno

Mario Piccini, produttore dell’omonimo vino

Mario Piccini, produttore dell’omonimo vino

Firenze, 12 luglio 2022 - Da sempre, pensando alle colline vicino a Firenze, con la sua meravigliosa campagna, una delle prime associazioni di immagini che viene fatta è una bottiglia di Chianti e un bicchiere di vino rosso. Se non ci sarà un repentino cambio di rotta, però, l’idilliaco quadretto del pasesaggio rurale condito da una bottiglia scura potrebbe diventare solo un ricordo. L’allarme è stato lanciato sulle nostre pagine da Alessandro Bani, direttore del Consorzio Vino Chianti, e non riguarda il succo d’uva, ma banalmente la bottiglia in sé e per sé. Per le aziende reperire i vuoti è sempre più difficile, tra ritardi nelle consegne e materiale letteralmente sparito dal mercato, fino ad un prezzo quasi triplicato che sta mettendo fortemente in ginocchio le aziende.

"Stiamo vivendo un periodo veramente molto difficile - spiega Maurizio Masi, titolare delle Cantine Bellini, produttore di Chianti Rufina -. La reperibilità delle bottiglie di vetro è veramente un problema per le aziende, che si trovano in ginocchio in questo momento, Il problema, purtroppo è a monte, alla produzione, che tra guerra e rialzo dei prezzi dell’energia è a sua volta nei guai. In questo momento a me servirebbero tra le 200 e le 300 mila bottiglie, ma è praticamente impossibile trovarle. E ancora peggio, il poco che si trova ha un prezzo senza senso. Nel 2021, di questo periodo, per 1000 bottiglie di vetro pagavo 135 euro, adesso me ne chiedono più di 300. Purtroppo questo mi fa pensare che ci sia anche una forte componente di speculazione". Le scadenze si fanno sempre più avanti, con il periodo di vendemmia e imbottigliamento che si fanno sempre più vicini, e Masi propone una soluzione diversa.

"Se entro metà settembre - continua - non avere le bottiglie di cui abbiamo bisogno, ci troveremo davvero in ginocchio. Per questo, solo per quest’anno e in via eccezionale, dovremmo pensare ad una soluzione diversa. Le regole del vino Docg prevedono che vengono usate solo bottiglie di vetro di un certo tipo. Serve una deregulation per quest’anno, che permetta magari l’uso di bag-in-box per venire incontro alle difficoltà del mercato".

"L’aumento del costo energetico ha causato non poca tensione - dice Mario Piccini, produttore dell’omonimo vino -. Grande quantità di vetro e bottiglie viene prodotto nei paesi dove adesso c’è la guerra, e adesso reperirle è molto difficile. Per le bordolesi, siamo passati da 13 centesimi al pezzo a lotre 30, un rincaro quasi folle. Rischiamo di non riuscire a commercializzare il vino che produrremo perchè ci mancano le bottiglie. Da qui a fine anno avrei bisogno di 4 milioni di bottiglie, ma non so se riuscirò a reperirle. Nonostante avessi fatto delle scorte a ora è difficile guardare al futuro, sopratutto per le bottiglie bianche, che sono assolutamente introvabili".

"Noi siamo un consorzio di secondo grado di imbottigliatori - racconta David Ancillotti, de Le Chiantigiane -. La situazione è difficile perchè c’è stata una fote ripresa di clienti, ma mancal a materia prima, ovvero le bottiglie. In questo momento si trova poca merce e a prezzo d’oro. In un anno noi usiamo 12 milioni di bottiglie, e ora non stiamo riuscendo a trovarne, anche se fortunatamente avevamo fatto delle scorte. Fino a settembre siamo coperti, però da quel momento in poi è molto difficile prevedere cosa succederà". E parlando delle possibili soluzioni alternative: "Credo sia molto complicato pensare a contenitori che non siano di vetro. Per certi vini pregiati, non sappiamo come il bag in box si comporta in un viaggio internazionale, o come un vino invecchiato si conservi".

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