
Una delle immagini di denuncia pubblicate sulla pagina Instagram “Firenze Cronaca Pickpockets“
Firenze, 8 agosto 2025 – Le sue armi sono un fischietto e un telefonino. E una pagina su Instagram che cresce reel dopo reel, ovvero dopo ogni filmato su Firenze-Pickpockets in cui mette alla berlina le borseggiatrici che funestano il centro o i mezzi pubblici e le loro fermate.
Se Venezia ha Lady Pickpockets, al secolo Monica Poli, Firenze ha “mister K.”, nome d’arte a tutela della vera identità che questo 36enne albanese, arrivato in Italia come minore non accompagnato vent’anni fa, non intende rivelare, almeno per ora. “Mi cercano anche le trasmissioni televisive. Ma vivo e lavoro in centro, ho una famiglia, non voglio rotture. Già quelle che mi riconoscono mi fanno i dispetti”.
Chi, le borseggiatrici?
“Certo, ormai le conosco tutte. Ne ho fatte arrestare due anche ieri dalla polizia”.
Tutte?
“Sì, sono una cinquantina, tutte donne. Che se non sai quello che fanno da come son vestite non diresti mai che sono delle borseggiatrici. Quelle intorno alla stazione sono bosniache, a Porta al Prato ci sono peruviane e cilene, salgono anche sulla tramvia per l’aeroporto. Le bulgare invece stanno in centro. Poi ci sono alcuni occasionali, anche uomini. Ma quelli sono drogati e rubano per comprarsi la dose”.
Ma com’è iniziata questa “missione“?
“Un giorno ero da H&M, in centro, a comprare dei vestiti. C’erano due signore anziane, sulla settantina, e due che si sono avvicinate e hanno sfilato il portafoglio. Io ero lì, le ho viste in flagranza, e lo ho bloccate. E’ successo un casino, una mi ha graffiato la faccia, ma sono riuscito a restituire il borsello alla signora. Da quel giorno ho detto: il mio tempo libero lo dedicherò a fare questo”.
Quante ore al giorno?
“Direi almeno tre”.
Perché lo fa?
“Non certo per i soldi, non mi interessano. L’altro giorno una turista coreana che stava partendo in treno è riuscita a recuperare una macchina fotografica professionale che costava 1700 euro. Mi ha offerto 100 euro, io non li ho accettati. La mia soddisfazione è stata vedere la contentezza di questa donna”.
Quando s’accorge che le “pickpockets“ sono in azione, cosa fa?
“Ho il mio fischietto, che dà molta noia alle borseggiatrici, e poi grido. Una volta i vigili si sono arrabbiati perché fischio”.
Cioè?
“Dicono che non posso farlo. Ed io ho risposto: e che le lasciamo rubare?”
Lei ha imparato a riconoscere le borseggiatrici. Ma le borseggiatrici adesso riconoscono lei?
“Quando mi vedono, spariscono. O mi insultano, mi dicono infame, mi tirano l’acqua. Io cambio tutti i giorni i vestiti, mi cambio il cappello, a volte metto la mascherina da covid, adesso ho ordinato gli occhiali Ray Ban con la telecamere così per filmare non ho bisogno di tenere in mano il telefonino. Ma sono furbe, mi vedono da lontano cento metri”.
E l’altro giorno come ha fatto ad “arrestarle”?
“Le ho viste che stavano seguendo una signora sulla sessantina che aveva la borsetta a tracolla dietro. Anche io le ho seguite fino alla fontana del sottopassaggio e le ho bloccate. Poi è arrivata la polizia. C’è il video sulla mia pagina. Ma dopo due ore, le ho viste già fuori. Non è colpa dei poliziotti. Purtroppo la legge non funziona. Mi fa arrabbiare questa cosa. La sicurezza dov’è qua? Destra o sinistra sono tutti uguali. Solo chiacchiere”.
Com’è nata la pagina Instagram?
“E’ iniziata quattro mesi fa, è cresciuta, adesso ricevo segnalazioni anche da altre città come Venezia e Roma, è diventato quasi un lavoro. Le commesse del centro mi conoscono tutte, ma io non voglio apparire. Non voglio noie per il lavoro. Anche se io sono uno che quando vede un’ingiustizia, parte”.