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Boccioni, l’uomo di corsa Così calvalcò il futurismo

La sua vibrante biografia in ’Vita di un sovversivo’ scritto da Rachele Ferrario. La presentazione a Le piazze dei libri. "Tradusse in immagini il movimento".

Un uomo di avanguardia, contro le convenzioni e gli schemi del passato. Umberto Boccioni, pittore e scultore futurista ha bruciato l’esistenza in appena 33 anni, vivendo su se stesso i mutamenti radicali che cambiarono in pochi anni il volto dell’Europa. E dire che Boccioni li ha vissuti è riduttivo: in realtà li ha cavalcati e sofferti, andando sempre di corsa incontro al suo destino che era anche, come si sarebbe capito in seguito, il destino di una nazione.

Un ritratto in punta di penna dell’uomo e dell’artista emerge nel libro "Boccioni – Vita di un sovversivo" (Mondadori) di Rachele Ferrario, storica e critica d’arte, che martedì scorso, ospite della libreria "Libraccio" ha inaugurato la seconda edizione di "Le piazze dei libri" (nella foto), progetto di Confartigianato Firenze per l’Estate Fiorentina. Tante gente in via Cerretani per ascoltare Ferrario in dialogo con l’artista Cecilia Chiavistelli e Sergio Risaliti, direttore del Museo del Novecento.

"Per raccontare Boccioni spesso ho usato le sue stesse parole o quelle di chi l’ha conosciuto, in modo da restituire il senso più profondo dell’uomo e dell’artista" sostiene Ferrario che nel libro ricostruisce la storia burrascosa, e per molti aspetti poco nota, del grande artista capofila del futurismo: dall’infanzia tra Morciano di Romagna e Padova, all’apprendistato romano con Balla, l’amicizia con Sironi e Severini, il legame con Marinetti, l’amore con Margherita Sarfatti, i viaggi nella Russia degli zar e nella Parigi di Picasso, l’arresto, le risse nella Milano incandescente d’inizio secolo.

Boccioni è un outsider. Figlio di un usciere e di una sarta, non ha una formazione accademica, ma un talento innato per il disegno. La madre, Cecilia, da cui eredita la forza e la fragilità di nervi, è la sua prima ispiratrice, il suo soggetto preferito, "la chiave per esprimere il suo punto di vista sul mondo".

Un mondo in trasformazione, del quale Boccioni si dimostra un sorprendente interprete, "capace di tradurre in immagini la ‘selvaggeria futurista’, il movimento, la luce elettrica, i treni in corsa, gli stati d’animo di chi parte e di chi resta, l’energia dei primi anni del secolo".