Afghanistan, le calciatrici fuggite sono in Italia. Ora potrebbe ospitarle Coverciano

Alcune atlete del Bastan Fc di Herat, con il loro tecnico, sono riuscite a prendere uno dei voli

Una partita tra soldatesse italiane (in azzurro) e il Bastan Football Club

Una partita tra soldatesse italiane (in azzurro) e il Bastan Football Club

Firenze, 27 agosto 2021 - Potrebbero essere ora ospitate a Coverciano, al Centro tecnico, alcune delle calciatrici del Bastan Fc di Herat che sono riuscite a fuggire da Kabul e adesso sono al sicuro in Italia. Sono arrivate nella mattinata di venerdì a Roma con uno dei voli organizzate per salvarle da una vita che in Afghanistan avrebbe voluto dire segregazione e forse morte.

Il Bastan Fc è una squadra sostenuta anche dal nostro Esercito, con il quale in questi anni di operazione militare la squadra ha collaborato. Svolgendo anche delle partite amichevoli tra le calciatrici afghane e rappresentative formate da soldatesse italiane. Nel gruppo arrivato in Italia, 15 persone, anche bimbi, ha viaggiato pure l'allenatore. Le ragazze hanno 19 e 20 anni, due hanno portato i familiari con sé, una è con il fratello, una è da sola. Anche il tecnico è arrivato con i familiari. Scrivono messaggi ai loro contatti italiani tipo «stiamo bene, finalmente siamo in Italia», sono stremate e impaurite.

Per le calciatrici si è fatta avanti Firenze, il Comune ha preso contatti con le autorità italiane, con prefettura e ministeri, oltreché con la ong Cospe che a suo tempo seguiva il progetto del Bastan Fc. Per ora non c'è nulla di definito. Il sindaco Dario Nardella giorni fa aveva alzato la mano. «Possiamo accogliere a Firenze le calciatrici afgane», aveva detto. Circolava la disponibilità del centro Figc a Coverciano espressa come opzione generale dal presidente Gabriele Gravina per chi scappa da morte certa. Però non tutte le giocatrici del Bastan ce l'hanno fatta a uscire dal loro Paese.

Due altre, si apprende dai loro contatti italiani, hanno raggiunto Kabul ma sono bloccate dietro ai check point dei talebani messi sulle strade quando i loro leader hanno detto che gli afghani non dovevano più uscire dal Paese. Altre hanno rinunciato nel lungo viaggio da Herat e sono tornate indietro. E poi ci sono quelle mai partite dalla loro città: ora temono di non poter proseguire gli studi, di non frequentare più l'università. Nello stesso volo c'erano cicliste della nazionale insieme a attivisti, avvocatesse e giornaliste, vari collaboratori, tutti afgani, di organizzazioni occidentali. Per le cicliste è possibile una destinazione in Veneto dove c'è la ong che seguiva il loro progetto.

 

 

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