Aule sempre più vuote: crollano studenti e cattedre

Il calo demografico si abbatte sugli istituti della provincia. L’anno prossimo ci saranno duemila ragazzi e settantuno docenti in meno

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di Manuela Plastina

Il calo demografico impatta sulle scuole fiorentine: alla prima campanella a settembre 2022 ci saranno quasi 700 bambini in meno nell’infanzia, 400 alle medie e ben 900 alla prima classe della primaria. Si tratta in totale di duemila alunni in meno nelle sole scuole fiorentine del primo ciclo. L’impatto di un trend anche nazionale è minore sulle superiori, ma arriverà come un’onda con l’aumento dell’età di questa generazione. Eppure il rischio di classi-pollaio resterà. Sembra una contraddizione, ma se diminuiscono gli alunni, vengono tagliate le classi e non il numero dei componenti: continuano ad essere 27 alle elementari, con punte anche di 30-31 alle superiori in base alla tipologia, alle richieste e alla presenza o meno di ragazzi con sostegno.

I primi a fare le spese del calo demografico sono i docenti e il personale, denuncia la Fp Cgil: "Il nostro territorio nel prossimo anno scolastico – denuncia Emanuele Rossi - vedrà ben 71 cattedre in meno: 38 derivano dal taglio lineare calcolato in base alla diminuzione degli studenti; altri 33 dalla necessità di ’fare posto’ alle nuove figure di insegnanti di educazione motoria alla primaria: introdotti dall’ultima legge di bilancio, inizieranno a lavorare nelle scuole a partire dal prossimo settembre non in aggiunta, ma al posto di altrettanti colleghi curriculari".

Questa riduzione di organico docenti, denuncia ancora il sindacato, si tradurrà nella perdita di ben 24 sezioni dell’infanzia, 28 classi di primaria, 21 di secondaria di primo grado, "con evidenti ricadute su studenti e famiglie, costrette anche a portare i propri figli in plessi diversi da quelli su cui avevano fatto affidamento". I docenti di ruolo non rischiano il posto, ma di doversi dividere tra più classi e più scuole, "perdendo anche quel rapporto importante con gli studenti e le famiglie". Il calo degli studenti potrebbe essere l’occasione per rivedere i numeri delle classi, suggerisce anche il professor Gianni Camici, dirigente scolastico di Cellini e Pascoli e presidente provinciale dell’associazione nazionale presidi, "ancora legati a una normativa del 2009 nel rapporto classe-studenti-docenti, ormai vetusta. Molte aule di vari istituti scolastici non sono neanche di dimensioni adeguate per accogliere certi numeri e due anni di pandemia ci hanno insegnato che gli spazi sono fondamentali. Da prima del 2020 si parlava di classi-pollaio: questa è l’occasione per rivedere le proporzioni e dare più spazio agli studenti e ai docenti".

Ma Rossi della Cgil è pessimista: "Gli ultimi documenti del governo dimostrano che si ragiona ancora solo in termini ragionieristici e di risparmio. Ne è un esempio la mancata conferma dell’organico Covid e l’istituzione di un sistema nazionale di formazione con un’incentivazione rivolta a una percentuale molto bassa di destinatari, finanziata con fondi sottratti ad altri capitoli di spesa. Nessuno investe sui veri bisogni della scuola".

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