
Un bus dell'Ataf (foto di repertorio)
Firenze, 15 dicembre 2017 - Il guasto sbagliato nel momento sbagliato. Ieri mattina il bus 14 dell’Ataf è rimasto in panne alle 11.30 in piazza Stazione. Il risultato: un maxi ingorgo che ha paralizzato mezza città e fatto accumulare ritardi record agli altri autobus. Ecco l’odissea vista con gli occhi della nostra cronista che si trovava a bordo di uno dei mezzi Ataf, come centinaia di fiorentini.
Ore 11 circa. Aspetto alla fermata di piazza San Marco un autobus della linea 23, che mi riporti a casa. Cinque minuti di attesa. Arriva l’autobus, puntuale e salgo a bordo. Il mezzo non è così affollato, tanto che riesco a trovare un posto e sedermi. Non c’è traffico e il 23 prende via Ventisette Aprile, raggiunge piazza Indipendenza in pochi secondi, ma, una volta in via Nazionale, all’altezza di via Chiara, non si scorre più. L’autobus è fermo, bloccato nel traffico. Dietro altri mezzi pubblici, un altro autobus davanti, nessuno si muove di un millimetro. Una signora perde la pazienza e sbotta: «Ma che succede qui? Perché non si scorre?».
L’autista tace, risponde invece un’altra signora: «Se non le va bene, scenda e vada a piedi». «Ma cosa vuole?», ribatte l’altra. «Si faccia gli affari suoi». L’autobus ripiomba nel silenzio. I minuti passano, non succede niente. Non si scorre. Passiamo così una ventina di minuti. Tante facce rassegnate e il grigio del cielo non aiuta il buonumore. Siamo come topi in trappola. Finalmente l’autobus riparte. Arriva alle scalette della stazione, pochi metri e si ferma di nuovo. Un ragazzo sbuffa: «Autista ma allora??? Che si fa? Dorme? Sono in ritardo!».
Qualche passeggero scende e continua a piedi. Vado vicino all’autista, per capirci qualcosa. Guardo nel suo monitor: sta viaggiando con 22 minuti di ritardo sul tempo di percorrenza. Passa ancora qualche secondo. Si riparte. Entriamo in via della Scala. Sono le 11.55. Mi collego con il cellulare al sito di Ataf: ci abbiamo messo 40 minuti per percorrere un tratto che l’azienda prevede di fare, a quell’ora, in circa 13 minuti. Ma ancora il peggio non è alle spalle. Alla fermata successiva, tutti giù per terra. L’autista ci invita a scendere. «Non c’è il cambio, mi hanno detto che era alle scalette, poi qui, invece non c’è. Io ho finito il turno, devo rientrare», ripete imbarazzato.
«Tra due minuti arriva il 23 dietro di me. Prendete quello». Protesta generale, c’è chi scende offendendo l’autista, chi scuote la testa, chi impreca. Un viaggio senza dignità, fatto su misura per cittadini e lavoratori di serie B. Passano forse meno di due minuti, arriva un altro 23 e risaliamo a bordo. Adesso il traffico è scorrevole. Sull’autobus è tornato il silenzio, ma c’è chi non si è calmato. Il ragazzo che era sbottato, tira pugni al vetro. Sono arrivata. Scendo, tirando un sospiro di sollievo. Sono le 12.06. Al prossimo viaggio.