Animali in casa, il nostro strumento di resilienza

In un periodo di isolamento umano, sono i nostri alleati e protettori mentali. Ma senza esagerare. Lo spiega l'esperta di pet therapy Francesca Mugnai

La dottoressa Francesca Mugnai con il suo gatto

La dottoressa Francesca Mugnai con il suo gatto

Firenze, 27 marzo 2020 - Anche per i nostri animali è tempo di quarantena, costretti a rimanere più tempo in casa, a passeggiate limitate anche per i cani, a convivere con tutta la propria famiglia umana per tanto tempo. Leggiamo dell’incivile fenomeno di abbandoni di animali domestici proprio in questo particolare periodo, un comportamento ancora più inspiegabile ai tempi del coronavirus, in cui la vicinanza con l’animale è particolarmente importante. In alcuni casi, anche da riscoprire.

“L’isolamento forzato, al di fuori delle nostre abitudini e contatti umani, si abbina e crea esso stesso un clima di paura e di smarrimento - la dottoressa Francesca Mugnai, esperta di pet therapy, direttore scientifico del Centro Ricerca Antropozoa -. Vivere con un animale da compagnia in casa in questo periodo di fragilità è un grande vantaggio”. Sia perché permette, nel caso del cane, di uscire un po’ per espletare le sue necessità (nel rispetto delle norme e senza mettere a rischio se stessi e gli altri), ma la sua presenza è utile soprattutto tra le pareti di casa. “Ci fa sentire meno soli, più forti, più utili, permette di affrontare meglio ciò che avviene intorno. È un fattore positivo per tutta la famiglia: nella sua gestione, ognuno ha il suo compito verso l’animale”.

In una realtà di dati, numeri, contagi, notizie che fanno paura, l’animale non è motivo di ulteriore angoscia. “Gli essere umani parlano, per comprensibili motivi, irrimediabilmente di coronavirus – ricorda la dottoressa Mugnai -. L’animale è distraente in tal senso: il rapporto con lui è solo positivo, autentico, diretto. Ed è immediato: qui e ora, senza pensare al futuro, verso il quale abbiamo tante titubanze”.

Il legame uomo-animale diventa protettivo, “sia mentalmente che fisicamente. È una dipendenza emotiva reciproca genuina, che aumenta la nostra resilienza”. Ma attenzione a non trattare il cane o il gatto come un figlio o in generale un essere umano. “Dobbiamo stare attenti a non antropomorfizzare il nostro animale. Non va trattato come un uomo o un bambino, non va caricato di aspetti e responsabilità che non gli competono. È un fattore di cura e protezione importante, un rafforzatore emotivo che non deve però sostituire i rapporti sociali né le terapie né più in generale un ambiente diventato ostile e ricco di paura. È un animale e ha il diritto di essere trattato da animale. Per il bene suo e nostro”.

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