REDAZIONE FIRENZE

All’alba suona la Martinella Firenze libera da 79 anni "Presto un museo diffuso della Resistenza in città"

In tanti alle celebrazioni dell’insurrezione contro il nazifascismo dell’agosto ’44. La promessa del sindaco: far sì che la memoria sia sempre più forte. Il saluto con Renzi. In piazza anche il centrodestra con Marcheschi e Bussolin.

All’alba suona la Martinella Firenze libera da 79 anni "Presto un museo diffuso della Resistenza in città"

Tanta gente. Le celebrazioni del 79esimo anniversario della Liberazione di Firenze dal nazifascismo sono state molto partecipate, in particolare sull’Arengario di Palazzo Vecchio. La giornata è iniziata alle 7 con il suono della campana ‘La Martinella’ a ricordare ciò che avvenne nel 1944. Poi in piazza dell’Unità c’è stata la celebrazione solenne e qui si è visto anche il leader di Iv Matteo Renzi che ha visto e salutato il sindaco Dario Nardella: qualche sorriso, un saluto cordiale tra i due che non è passato inosservato.

Ma ieri non era neanche il tempo di guardare ai rapporti personali e agli assenti – va precisato però che per i vertici del centrodestra c’erano solo il senatore Fdi Paolo Marcheschi e il capogruppo della Lega in Comune Federico Bussolin – quanto a Firenze tutta.

A prendersi la scena è stata la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni: "Il fascismo deve essere riconosciuto come male assoluto per l’Italia tutta" dice. E ancora: "Tacere certe aberrazioni o proporre ricostruzioni fantasiose, banalizzare o legittimare nuovamente quelle ideologie suprematiste equivalgono all’oblio di quell’immenso dolore e devastazione". Il presente è lì e, afferma Di Segni, "80 anni dopo siamo ancora in attesa, ancora perplessi e confusi. Viviamo oggi di nuovo nella paura e nell’incertezza. L’antisemitismo si ripropone e si rinforza". E per bloccarlo serve "dire no a un ritorno a una legittimazione nostalgica o leggerezza di atteggiamenti, atti a approcci che ricordano il nazifascismo".

Piazza della Signoria gradisce e applaude convinta. Dall’Arengario Nardella cita il capo di Stato, Sergio Mattarella: "Grazie presidente. Non ha mai fatto mancare la sua voce per ricordare che la Costituzione italiana è democratica, repubblicana e antifascista". E dice chiaramente che "il legame tra fascismo e nazismo è legame storico e indissolubile". Chi parla di un "fascismo buono", come lo definisce Nardella, dice una "colossale sciocchezza". Sia Di Segni che Nardella parlano di Leandro Agresti, il partigiano Marco. Sul suo posto c’è una rosa rossa a tentare di colmare l’assenza. "Mancherà moltissimo alla nostra città", dichiara Nardella.

Le persone si alzano in piedi e il sindaco ricorda anche Silvano Sarti, il partigiano ‘Pillo’. Poi annuncia: "Creeremo il museo diffuso della Resistenza fiorentina, il primo museo diffuso d’Italia. E’ un progetto che nasce dall’idea di Silvano". Accanto a Nardella c’è il presidente della Regione, Eugenio Giani: è la prima volta che un governatore parla l’11 agosto dall’Arengario. Giani non è tipo da avere problemi a parlare in pubblico, anzi. Tuttavia stavolta, almeno all’inizio, un po’ di emozione si percepisce. Giani ricorda che l’11 agosto a Firenze non "fu una festa perché la Liberazione andrò avanti per ancora 20 giorni e furono giorni molto duri".

Per tutta la Toscana, tanto che Giani cita ciò che accadde il 12 agosto.

Niccolò Gramigni