TITTI GIULIANI FOTI
Cronaca

Alla ricerca della villeggiatura perduta "Oggi al massimo sono ferie o weekend"

Incontro con Annamaria Tossani regina del bon ton: "Tre mesi d’estate in piena libertà tra campagna e mare hanno formato la mia vita"

di Titti Giuliani Foti

"La villeggiatura? Bisogna calibrare questa parola che pare cancellata dal vocabolario. Ora si parla al massimo di ferie: credo perchè non corrisponde più alla lunghezza del tempo che avevamo in regalo. Lo dico a costo di sembrare una vecchietta con il suo corteo di rimozioni". Vecchietta non è di certo, Annamaria Tossani, signora del bon ton fiorentino e storica in materie enogastronomiche. "Non so quanto sia giusto chiamare vacanze incursioni nel week end. No. Non sono più quelle in cui siamo cresciuti".

Signora Tossani esistono colori, sensi e sentimenti per la villeggiatura che fu?

"Per me è ancora quel che è stata: partire alla scoperta di qualcosa di nuovo. E portare la famiglia e tutto quello che la rappresenta – dagli animali, alla spesa, alla biancheria – in un luogo di svago e relax per un tempo abbastanza lungo con la mamma. Ricordo con amore il babbo che ci raggiungeva nel fine settimana e trovava ad attenderlo anche le nonne che stavano con noi dalla fine a inizio scuola".

Partenza.

"La macchina era già a pieno carico il giorno dopo l’ultima lezioni: per me e i miei fratelli era un’emozione. Ancora mi chiedo come le auto di allora potessero contenere tutto quello che ci facevamo entrare. Per i nostri genitori il concetto di fare la spesa nel luogo di villeggiatura era quasi tabù. Dalla città portavamo di tutto, compresi i detersivi. Solo una cosa si salvava: i prodotti freschi".

Che ricordo ha di quei momenti?

"Appena arrivati c’era il pellegrinaggio alla ricerca del cibo locale con la visita dal contadino per le verdure dell’orto e le uova. Poi dal macellaio e dal pescivendolo: e ci dovevamo sorbire le spiegazioni sui cibi genuini ai genitori, ma ci sentivamo importanti perchè le davano anche a noi bambini".

Macchina stipata, casa riaperta dopo un anno: direzione?

"La villeggiatura dei miei fratelli Marco, Maria Serena e mia era la casa di campagna a Roccatederighi in Maremma dove c’è la casa di famiglia. Essere lì, la sola idea di essere lì, significava un’assoluta libertà. L’entrare in un mondo che non conoscevamo: dal pollo preso nel pollaio, a imparare a fare il nocino. Pregavo perchè mi mandassero a raccogliere i pomodori e così essere autorizzata a entrare e sentire i profumi dell’orto. Aspettavo il rito della raccolta delle more per la marmellata: vivevamo come protetti in un mondo che era una scoperta".

Senza smettere di imparare.

"Il nostro amato contadino ci chiamava per partecipare alla trebbiatura del grano e alla vendemmia. Sentirsi importante significava per me poter stendere i pomodori sulle aie al sole per aiutare la maturazione e farne conserve".

Oggi il suo divertimento lo bollerebbero come sfruttamento di minore.

"Era bellissimo invece. Imparare è sempre educativo: e questo si è perso. Perchè il vero divertimento è ancora esplorare mondi che non ci appartengono. Una sublime alternanza di curiosità. La mia era verso la campagna e un mare selvaggio, che ha permeato la vita mia, dei miei fratelli e delle mie figlie. Era bello correre a esplorare qualcosa di diverso dalla vita di città. Ricordo il grande stare fuori, i colori, i profumi, api e farfalle i fiori spontanei. La spiaggia e il mare della Maremma dietro la macchia: certi momenti bisogna rivestirli di parole, condividerli. E poi archiviarli. Ma ogni tanto puoi aver bisogno di riviverli".

Questi momenti.

"Mi hanno resa una donna forte. E quando sono lì mi sento ancora invulnerabile. Da bambina mi sembrava libertà andare dal fornaio a prendere le schiacciatine. In villeggiatura mi sono sentita tanto indipendente. Salvata dall’esclusione della città. Per me vale sempre la teoria delle scarpe strette: la strada più sicura per la felicità, è levarsele".