CARLO CASINI
Cronaca

Addio risate, solo distributori di caffè. La parabola del mitico "Boschetto"

Dodici mesi fa la parrocchia non rinnovò, dopo settant’anni, il comodato d’uso alla storica associazione. Oggi una sala ha riaperto ma non ci sono più né i volontari né i gruppi di amici. E di notte il parco fa paura.

Addio risate, solo distributori di caffè. La parabola del mitico "Boschetto"

Addio risate, solo distributori di caffè. La parabola del mitico "Boschetto"

Distributori automatici al posto dei volontari. Uno stanzone vuoto, spoglio, con qualche tavolo. Lo storico bancone che aveva visto passare generazioni di monticellini sfasciato e buttato via.

E al posto delle risate dei ragazzi, delle battute bonarie e salaci di Roberto impegnato tra fare un tè e mescere una birra, il sonnolento ronzio dei compressori delle macchine a gettoni che rimbomba in quella che somiglia più a una sala d’aspetto abbandonata.

È passato un anno esatto da quando il circolo del Boschetto chiuse il portone con la cacciata dell’associazione che l’aveva gestito per settant’anni. Allo scadere del comodato d’uso, il 21 maggio 2023, la Crc Boschetto affiliata Mcl si vide negato il rinnovo da parte della parrocchia di Monticelli proprietaria delle mura. E d’improvviso il circolo che con le sole energie del volontariato aveva reso l’antica stalla un florido centro culturale e solidaristico, principale presidio del rione ma conosciuto in tutta la città per le attività e per la meraviglia del contesto nell’omonimo parco, si trovò senza una casa.

Il motivo ufficiale furono irregolarità edilizie e all’impianto elettrico, che sarebbero state sanate in pochi mesi (diventati poi un anno), dopo di ché il circolo sarebbe riaperto in un’altra forma e sotto un altro soggetto. Ma nel rione si dice a denti stretti che alla base ci siano motivi di carattere politico: storicamente democristiano, il circolo era rimasta l’ultima roccaforte bianca in un Quartiere rosso, vivaio dell’area moderata.

Il fatto che mercoledì la coalizione di centrosinistra abbia scelto per presentare i propri candidati proprio il giardino – ora spoglio del chiringuito estivo – appare iconica, come a porre la bandierina sull’ultima garitta da conquistare.

Ma motivi a parte, sono i risultati che fanno infiammare gli animi rionali, se la proclamata rinascita sono volontari sostituiti da macchinette ed è stato tolto il bar polo di aggregazione ma anche da presidio di sicurezza nelle ore serali: non solo la sala è deserta, ma al tramonto chiude. Via di Soffiano diventa desolata e paurosa, solo facce torve che entrano nel parco, se i cancelli sono chiusi pace, scavalcano il muro di via Pisana. Al mattino tracce di bagordi notturni fanno capire che le Cascine sono vicine.

"Alla mia epoca era il ritrovo delle persone vicino alla parrocchia – ricorda Riccardo Cappugi, che lo ha vissuto fin dall’inaugurazione nel ’54 –. Si facevano serate da ballo, gare in bicicletta, mostre, teatro, feste e tante iniziative. Certo ai tempi i volontari erano più attivi e colpa anche delle vecchie generazioni, non è stato fatto ricambio. Ma ora… se non esiste il bar cosa ci vai a fare? Non ci vado più". "Spero non si sia voluto chiudere un circolo storico della città e trasformarlo in una stanzioncina di periferia con quattro macchinette, spero la soluzione sia provvisoria, così non è credibile", auspica amareggiato l’ex presidente Enrico Nencioni.